Una vita caratterizzata dall’impegno contro la mafia. Lia Staropoli, avvocato e scrittrice calabrese, proprio per il suo impegno come attivista contro le organizzazioni mafiose è tra i premiati alla decima edizione del “Premio D’Andrea”, il titolo dedicato al brigadiere della polizia stradale ucciso insieme al collega Renato Barborini nel 1977 a Dalmine da Renato Vallanzasca.
Lia Staropoli, 38 anni, fin da giovanissima si sta battendo per arginare la diffusione della mafia. A partire dalla Calabria e dal piccolo paesino in cui vive, Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. È presidente dell’Associazione “ConDivisa – Sicurezza e Giustizia”, e componente nazionale del movimento “Ammazzateci tutti”, oltre a essere il legale rappresentante del sindacato di Polizia COISP. Una vita rischiosa, che la porta a subire spesso ritorsioni da parte di boss o affiliati alle cosche.
Cosa l’ha spinta a intraprendere questo percorso contro la ‘ndrangheta?
“Penso che certe situazioni non si debbano accettare. Sono nata in una famiglia che mi ha trasmesso dei valori sani e mi ha spinto a intraprendere iniziative nel contrasto alla criminalità organizzata, soprattutto a diffondere principi come la legalità e l’antimafia”.
Come attestano le operazioni di forze dell’ordine e magistratura, la mafia si sta estendo anche al nord e a Bergamo: in quali modi?
“La criminalità organizzata e la ‘ndrangheta ormai sono diventate leader incontrastate del narcotraffico internazionale. Però hanno l’esigenza di infiltrarsi e di riciclare il denaro sporco e per questo obiettivo si sposta al Nord, anche a Bergamo. Si infiltrano nell’economia locale, senza farsi riconoscere, magari con soggetti dal colletto bianco e con una valigetta piena di soldi di cui non si conosce la provenienza”.
Che messaggio vuole dare ai giovani che vogliono battersi come lei?
“Intanto evitiamo anche solo di mettere un “like” a post su Facebook che sostengono le attività malavitose. Dobbiamo educare i ragazzi a contrastare ogni forma di criminalità in ogni territorio e a schierarsi sempre dalla parte delle forze dell’ordine, perchè la sicurezza si costruisce con un buon rapporto tra cittadini e forze dell’ordine appunto”.
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