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Scienza

“Prevenire è meglio che curare”: anche per il clima, prima che sia troppo tardi

Indipendentemente dalla discordanza dei pareri circa la paternità del mutamento climatico, è un fatto inequivocabile che si siano raggiunti nell'ambiente limiti "fuorilegge" delle sostanze inquinanti: mai come oggi urge un uso intelligente e assennato delle risorse per ridurne i consumi e gli sprechi.

* Andrea Bena, 25 anni, laureato in Biotecnologie industriali all’università di Milano e membro del Comitato Giovani di BergamoScienza, di Zandobbio.

Mia madre è solita ripetermi: “Prevenire è meglio che curare”.

Sarà capitato a chiunque che le parole ti scivolino addosso e si dileguino nel nulla. Altre volte, però, pur essendo vittima dell’abitudine, ti risuonano nella scatola cranica per poi catalizzare l’attenzione, come se fossero qualcosa di inaudito.

Non è un caso, quindi, che questa frase mi ritorni sempre alla mente come un boomerang.

Sarà forse perché, recentemente, mi è capitato di sentirla pronunciare a più riprese, in merito ad una problematica che, nel bene e nel male, coinvolge ognuno di noi: i mutamenti climatici. Si tratta di un tema estremamente sfaccettato cui sono logicamente associati, in maniera diretta o indiretta, concetti come: inquinamento, effetto serra, surriscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai e perdita di biodiversità. Eventi che stanno, inesorabilmente, trasformando il volto della “Madre Terra”, generando non solo danni ecologici ma anche socio-economici.

Ho notato che esiste, tuttavia, ancora una certa confusione riguardo un temuto fenomeno di riscaldamento, il famigerato effetto serra, che viene dipinto come l’esito nefasto delle attività inquinanti umane. Il fatto interessante, in realtà, è che si tratta di un fenomeno naturale legato all’esistenza di gas presenti nell’atmosfera terrestre.

Questi gas “ad effetto serra”, infatti, permettono alle radiazioni visibili della luce solare di raggiungere la superficie terrestre e impediscono la dispersione nello spazio delle radiazioni di lunghezza d’onda superiore (infrarosse, IR), emesse dalla terra sotto forma di calore. In questo modo, assorbendo le radiazioni IR e reirraggiandole verso la superficie, comportano un accumulo di calore negli strati bassi dell’atmosfera e il mantenimento di una temperatura favorevole per lo sviluppo delle varie forme di vita.

L’effetto serra, in questo senso, non solo risulta benefico, ma anche fondamentale. Il problema, logicamente, subentra nel momento in cui si verifica un eccesso nella concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, provocando un aumento della quantità di calore intrappolato e, di conseguenza, un innalzamento delle temperature superficiali.

L’esito a cui stiamo assistendo, infatti, è un rialzo termico globale del pianeta e le conseguenze sono proprio sotto i nostri occhi: la fusione dei ghiacciai e delle calotte polari, il graduale innalzamento dei livelli dei mari, la progressiva desertificazione di intere aree geografiche. L’aumento della temperatura media causerà addirittura delle perturbazioni sul clima stesso, alterando, per esempio, le correnti marine o il regime dei venti che a loro volta avranno ripercussioni sull’andamento delle piogge.

Questi fenomeni appaiono come una serie di eventi concatenati tra loro e, nonostante ci siano persone ancora scettiche riguardo il ruolo antropogenico dei mutamenti climatici, esistono altri fattori che indubbiamente condizionano il clima terrestre, come le variazioni dell’attività solare, dell’orbita terrestre o delle attività vulcaniche.

Indipendentemente dalla discordanza dei pareri circa la paternità del mutamento climatico, è un fatto inequivocabile che si siano raggiunti nell’ambiente limiti “fuorilegge” delle sostanze inquinanti. In molte aree geografiche, specialmente nelle grandi città, la qualità dell’aria risulta compromessa e questo comporta importanti ricadute sulla salute pubblica.

Nelle cause di mortalità, infatti, si posizionano sui primi gradini del podio proprio le malattie cardiovascolari e respiratorie; ne sono un esempio: le patologie ischemiche cardiache, ictus, BPCO (broncopneumopatia cronico ostruttiva) oppure le infezioni delle vie aeree. Questo si traduce, dal punto di vista sociale, in un rincaro della spesa sanitaria pubblica, impegnata a rincorrere i sempre maggiori bisogni di salute dei cittadini.

Risulta fondamentale, quindi, percepire il problema come reale e concreto, non soltanto quando vengono superati i limiti di legge definiti dalle autorità competenti. E’ importante che, in un momento storico come il nostro, i governi si attivino per applicare e rispettare gli accordi internazionali siglati in materia ambientale, adottando una politica responsabile che inviti la popolazione, anche attraverso campagne di sensibilizzazione, ad un uso intelligente e assennato delle risorse per ridurne i consumi e gli sprechi.

Sante parole, o Madre: “Prevenire è meglio che curare”.

 

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