• Abbonati
L'analisi

L’intelligence Americana e il Presidente Donald Trump

Giancarlo Elia Valori, Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France, spiega l'importanza dell'intelligence nei rapporti tra i Paesi.

Tutti dovrebbero o potrebbero compiere azioni di influenza o, se la situazione è favorevole, ogni Paese potrebbe addirittura operare una vera e propria intrusione nel processo politico di un avversario o di un alleato.

Francesco Cossiga, che di Servizi se ne intendeva davvero, diceva che l’agente di influenza “aggredisce il Paese di interesse influenzandone il processo decisionale”. Se facessimo qui l’elenco degli attuali operatori di influenza attivi in Italia, vi verrebbe da sorridere e contemplereste con estrema meraviglia questo raffinato, complesso, sottile settore dell’intelligence. D’altra parte, come hanno documentato ormai molti giornalisti e studiosi italiani e stranieri, gli USA hanno fatto numerose azioni di influenza nei nostri confronti. Si va dal progetto “demagnetize”, per debellare, in Italia e in Francia, l’influenza culturale e politica del Partito Comunista e dei suoi alleati.Per non parlare dei briefing di ambasciata donati a Indro Montanelli e tanti altri grandi nostri giornalisti.

Ecco, è questa “l’influenza” che si materializza da sempre nel nostro Paese. Naturalmente, lo facevano anche i sovietici, con reti non identificabili con Mosca e agenzie di notizie apparentemente apolitiche o, addirittura, notoriamente di destra.

Se non ci fosse stato un colonnello del SID, che distribuiva mazzette ai congressisti del Partito Repubblicano Italiano a Ravenna, per fare in modo che vincesse Ugo la Malfa e quindi la linea favorevole al progetto di “centro-sinistra”, oggi l’Italia sarebbe molto diversa. Se, infine, un grande giornalista agli esteri de “L’Unità” non avesse avuto contatti personali e diretti con la dirigenza palestinese, che andava a trovare di notte passando le linee, e che poi si scoprì che era un colonnello del KGB, molta della politica mediorientale della sinistra italiana non ci sarebbe stata.

L’intrusione, poi, è una tecnica di penetrazione offensiva e coperta dei sistemi informativi dell’avversario o dell’amico, per carpirne notizie riservate e, anche qui, modificare il processo decisionale della “vittima”. Si tratta di reati che, se scoperti, come probabilmente sta accadendo proprio in questi giorni in Italia, colpiscono gli operatori ma, di solito, lasciano intatta la fonte che ha utilizzato i dati. Non è necessario che queste operazioni siano sempre in area cyber, si possono fare anche con i vecchi documenti cartacei. Come fece un nostro Ufficiale di Marina, nella Seconda Guerra Mondiale, che asportò durante un party importanti documenti da una ambasciata nemica riportandosi poi, con uno smagliante sorriso, nel salone delle feste.

Ecco, se vogliano essere chiari e tecnicamente esatti, l’intelligence USA, con Trump, ha deciso di fare quello che fa nei Paesi in bilico tra due influenze: un golpe bianco delegittimante.

Perché? È che la intelligence community USA ha molti e vari interessi, tra imprese, operatori politici esteri, progetti geostrategici già in corso. Manifestazioni in tutto il Paese contro Trump, riccamente finanziate come quelle dell’EuroMaidan ucraino, i soliti attori di Hollywood progressisti ma solo quando non si tratta di parlare dei loro emolumenti, le comunità gay o LGBT che sono, da tempo, gruppi di riferimento per le campagne elettorali, pubblicitarie o di modifica della percezione sociale, tutti si sono mobilitati contro Trump, per renderlo una “anatra zoppa” fin dal primo momento. Una questione riguarda anche Israele: Hillary Clinton ha avuto il 20% dei finanziamenti alla sua campagna elettorale forniti dall’Arabia Saudita, per non parlare della lobby sunnita che spadroneggia al Dipartimento di Stato fin dai tempi di George W. Bush.

Con Trump, anche questo meccanismo se ne andrà in fumo, il Presidente-Elect sa benissimo che, senza Israele, non vi è spazio per gli USA in Medio Oriente. E anche questo brucia, nella ormai modesta testa dei nostri amici americani.

Se la linea di Trump per un appeasement con la Federazione Russa avesse poi concreto effetto, tutto l’apparato della nuova guerra fredda organizzato da Barack Husseyn Obama e da Hillary Clinton andrebbe al macero. Ovviamente, è molto probabile che Putin abbia ordinato alle sue reti in USA di favorire il candidato repubblicano ma odiato dal suo stesso partito. Ma non lo sapremo mai e le ricostruzioni imbastite dal DCI, Director of Central Intelligence, che è di solito il capo della CIA, sono molto deboli e, talvolta, ingenue.

Il DCI, nel suo documento ufficiale, riassunto di un testo più lungo e riservatissimo, parla di tentativi di influenza, del tutto pubblici e noti, messi in atto da Vladimir Putin contro “il processo decisionale USA”. E che, uno stato sovrano non può dire ciò che pensa? E come si fa a impedirglielo? Il DCI, peraltro, ha parlato pubblicamente dei Panama Papers, il 7 aprile 2016, come mezzi di defamation messi in atto dagli USA contro la Russia, aggiungendo per buon peso la questione del doping degli atleti russi alle Olimpiadi. Più evidente di così.. e questo sarebbe un meccanismo segreto per “demolire la società liberale americana e le sue istituzioni”? Mah. Poi, il documento nota che Putin, pur apprezzando gli sforzi di Trump in campagna elettorale, “ha evitato di tesserne gli elogi per non creare problemi al suo candidato di riferimento”.

Cosa altro poteva fare, sempre come dice il documento del DCI, se non sviluppare “una chiara preferenza per il candidato Trump”? E’ un reato o, e qui si arriva sul comico, una “operazione di intelligence”? Ma cosa intendono allora oggi gli amici americani, per intelligence?

Temo che sia capitato a loro quello che sta avvenendo anche a noi, ovvero una sorta di trasformazione delle Agenzie e dei Servizi in una grande “azienda di comunicazione”, in cui le operazioni non si fanno più o, meglio, si ritiene che basti, appunto, la “comunicazione”. Non basta fare concorsi per bambini su “disegnare l’intelligence”, bisogna ancora essere duri e impassibili operatori di azioni clandestine, che sono solo di rado azioni di vera e propria guerra. Insomma, da documento del DCI USA si deduce che un capo di Stato estero non si deve nemmeno azzardare a parlare della campagna elettorale USA. Citati nel testo sono anche gli “amici” di Putin, Silvio Berlusconi e Gerhard Schroeder, entrambi buttati fuori dal governo proprio perché pensavano ad un nuovo rapporto tra Federazione Russa e Europa. Ed è infatti ancora l’Europa, come è accaduto con la vecchia guerra fredda, il pomo della discordia tra gli Imperi vecchi e nuovi.

Oggi, si tratta di indebolirla economicamente, ma ieri la questione era di renderla forte, ma non abbastanza, per far fronte all’URSS e ai suoi alleati dell’Est europeo. Peraltro, il documento del DCI parla di anche di Guccifer 2.0, l’autore delle penetrazioni nel sito del Comitato Democratico USA, il quale dovrebbe essere un operatore del GRU, il servizio militare russo. E, infatti, è buona norma per un qualsiasi servizio segreto serio utilizzare mail e indirizzi internet riferibili direttamente alla propria struttura, o magari dichiarare, durante l’hackeraggio, chi si è e per cosa lo si fa.
Incredibile. E’ invece più realistica l’accusa, sempre contenuta nel testo del DCI, sulle possibili intrusioni dei russi nelle reti delle macchine elettorali americane. E se usaste la vecchia matita copiativa, non sarebbe meglio? Perché utilizzare, come peraltro accade anche in India, macchine elettorali collegate in rete e di proprietà di imprese private?

Poi, lo dice sempre il DCI, i media russi hanno sempre commentato favorevolmente le uscite del candidato Trump. Cosa dovevano fare, stare sempre zitti? E anche altri Paesi, come l’Italia o la Francia, hanno “fatto il tifo” per l’uno o per la Clinton, Anche l’Italia, infatti, che ha maldestramente, come al solito, finanziato con Matteo Renzi la campagna della Clinton. E allora, le accuse di manipolazione del processo elettorale dovrebbero valere anche per il nostro Paese che, peraltro, con Matteo Renzi, nulla sapeva degli equilibri politici reali degli USA.

E poi ci si riferisce a siti ben noti a tutti, come Russian Times, che avrebbero “denigrato” la Clinton, poveretta. Da ciò deriva che nessuno può dare giudizi sui politici americani, è evidente. E, poi, il rapporto stilato dalla CIA e diffuso dalla CNN sulle presunte attività sessuali di Trump in Russia era, ed è, del tutto inventato, e lo stesso James Clapper, il DCI appunto, si è scusato e ha recentemente giurato fedeltà a questa Amministrazione Presidenziale. E la CIA, secondo alcune autorevoli fonti giornalistiche americane, aveva chiesto aiuto, sembra incredibile ma è vero, ai Servizi di Kiev che, immagino, saranno trapanati dai russi fin oltre il vertice.

Detto in termini duri e chiari, con queste operazioni contro il proprio Paese la CIA si è dimostrata una Agenzia dilettantesca e incapace, ormai, di fare intelligence, ma solo, e male, “comunicazione”. Non si capisce nemmeno bene perché l’ Agenzia di Langley sia caduta così in basso. Sarà piena di analisti di risulta, ma non è la sola. Vuole che Trump non faccia pace con la Federazione Russa, e perché mai? È vero che la nuova guerra fredda alimenta il “sistema militare industriale” che nemmeno Eisenhower amava, ma c’è una alternativa strategica e politica dietro l’angolo. Accordarsi con Russia e Cina (e qui Trump analizza con parole di fuoco la “manipolazione monetaria” di Pechino) per ricostruire le nuove aree di influenza nel globo.

La Cina vuole mano libera nel Pacifico, senza mettersi in mezzo con il Giappone. È una proposta intelligente, da studiare bene a Washington. Certo gli USA non potranno abbandonare la Corea del Sud al suo destino, ma, anche qui, un accordo è possibile, perfino con il regno comunista del Nord, a ben vedere. L’Europa dovrebbe andare a ramengo, per i suoi irrilevanti meriti strategici, ma potrebbe diventare un’area securizzata verso sud, contro il jihad permanente sunnita (alimentato peraltro proprio dagli USA) e aperta, con misure di sicurezza collettiva da studiare ad hoc, verso l’Eurasia e la sua nuova “Via della Seta“.

L’America Latina, che gli USA hanno dimostrato di non saper tenere, potrebbe essere un’area di riferimento anche per le potenze europee, chiamate a sostenere, con nuovi modelli di sviluppo, le economie create da milioni di loro emigranti. L”Africa avrà poi sempre più bisogno della Cina e della Federazione Russa, che sapranno ben securizzare bene le loro aree di intervento.
E occorrerà infine che Trump rovesci la sua intelligence come un calzino rotto, visto che lo stesso McCain ha dichiarato che è stato lui a fabbricare e poi a disseminare,. al posto di una ormai dilettantesca CIA, il documento di 35 pagine che lo stesso McCain ha ricevuto da un agente britannico del MI6 operante a Mosca. Un materiale appena sbozzato e inverificabile, irrilevante e stupidamente diffamatorio. Lo stato profondo USA non ha ancora digerito la vittoria di Donald J. Trump ma dovrà farlo alla svelta, il nuovo Presidente non sembra essere un tipo che si accontenta di far finta di governare.

Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI