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Il giallo

Delitto di Colognola, Daniela non si è difesa: prende corpo la pista passionale fotogallery video

La donna di 48 anni sgozzata nell'androne del palazzo in cui viveva probabilmente conosceva il suo assassino: è quanto emerge dall'autopsia. L'uomo che frequentava, però, ha un alibi di ferro

Prende corpo la pista passionale nel delitto di Daniela Roveri. È quanto trapela dalle indagini sull’omicidio della donna di 48 anni sgozzata nella serata di martedì 20 dicembre a Colognola, nell’androne della palazzina in cui viveva, al civico 11 di via Keplero a Bergamo.

Secondo i primi risultati dell’autopsia effettuata giovedì all’ospedale Papa Giovanni XXIII, la dirigente aziendale è stata uccisa da una sola coltellata al collo che non le ha lasciato scampo. Sempre da quanto emerso, non c’è stata nessuna colluttazione con l’assassino: sul cadavere non ci sono altri tipi di lesione. Possibile quindi che la donna sia sta colta di sorpresa, magari alle spalle. Ma non è escluso che conoscesse chi l’ha ammazzata. La cosa certa è che il delitto si è consumato in pochi secondi.

La donna è stata ritrovata a terra di fronte alla porta dell’ascensore del piano terra intorno alle 20.30, prima da due abitanti del palazzo e poi dalla madre, Silvia Arvati, con la quale viveva da sempre, scesa come ogni sera per spostare la propria auto e lasciare spazio nel piazzale a quella della figlia. Le due si erano sentite poco prima al telefono. La madre, dopo aver portato la propria vettura in garage, è risalita in casa in attesa della figlia. Preoccupata per il suo ritardo, si è prima affacciata al balcone, ma non vedendola è poi scesa di nuovo e l’ha trovata all’uscita dall’ascensore al piano terra. È stata proprio lei, nel disperato tentativo di soccorrerla, ad accorgersi di quella profonda ferita da arma taglio al collo, che ha causato la morte.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Davide Palmieri, proseguono ininterrottamente da oltre 48 ore senza tralasciare nessuna pista. Sono stati ascoltati i familiari e i conoscenti, i colleghi di lavoro e i compagni della palestra.

È stato sentito anche un uomo che aveva una relazione con la vittima, Carlo, che però avrebbe un alibi di ferro per quella sera, e un altro soggetto, spasimante della donna, che però non aveva mai messo in atto azioni persecutorie nei suoi confronti.

autopsia roveri

Chi ha ucciso Daniela si è portato via la borsetta con gli effetti personali, ma questo non porterebbe direttamente a una rapina finita tragicamente. Anzi, nelle ultime ore chi indaga sembra privilegiare la pista passionale, ipotizzando che il furto sia stato solo un modo per non lasciare indizi o per sviare le indagini. All’interno, oltre al denaro e alle carte di credito, c’era il telefono cellulare della donna, che potrebbe contenere informazioni preziose sulla sua sfera privata di una vita che pare senza ombre. Gli agenti lo stanno cercando e pare si trovi ancora nella zona, visto l’ultimo segnale emesso nella mattinata di mercoledì, prima di spegnersi.

Originaria dell’Emilia Romagna, la 48enne si era trasferita a Bergamo da piccola con la famiglia. Rimasta orfana del padre in giovane età, morto in un incidente stradale, la donna ha sempre vissuto nell’appartamento di via Keplero con la madre. Dopo la laurea in economia, era stata assunta come impiegata alla Icra, azienda di San Paolo d’Argon che realizza ceramiche, diventando in pochi anni responsabile del personale.

Omicidio di colognola

Oltre al lavoro aveva una grande passione per la palestra. Era iscritta al centro “Il Club” di Azzano San Paolo, dove frequentava il corso di spinning in pausa pranzo. Amava molto i viaggi all’estero, e spesso partiva in compagnia della nipote alla quale era molto legata. Chi la conosceva la descrive come una donna facoltosa ma allo stesso tempo seria e riservata. Rimane un mistero chi possa averla ammazzata in quel modo. Il funerale sarà celebrato sabato 24 dicembre alle 10.30 mentre venerdì sera è in programma una veglia funebre.

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