Matteo Renzi conclude la direzione del Partito democratico, proprio mentre il neo presidente del Consiglio incaricato Paolo Gentiloni annuncia di aver pronta la lista dei ministri e alle 17.30 sarà al Quirinale.
Ecco il suo intervento
Cosa di fa adesso? Si ragiona sul futuro, partendo dall’assunto che ci sono elementi positivi, ma anche elementi negativi. Il 59% è voto politico? Allora anche il 41%.
Noi avevamo un disegno molto chiaro: l’esemplificazione del sistema, una legge elettorale fortemente maggioritaria. Avevamo quel disegno lì. Ma è stato bocciato dagli elettori. Prendiamone atto e apriamo una riflessione senza cedere a rappresentazione macchiettistica che vede che l’elettorato di sinistra e popolare non sta in quella rappresentazione lì. L’elettorato di sinistra e popolare non l’ha mai visto il 41% pur in presenza di personalità ben superiori a quelle di adesso.
Diamoci del tempo, mettiamo al centro la responsabilità del governo che si sta ben incanalando verso una scelta positiva. Nel momento in cui Gentiloni giurerà noi dovremo fare una scelta ampia: tra fare il congresso e non farlo.
Se vogliamo fare il congresso si fa il congresso. Io sono dell’idea che domenica l’assemblea lo decida, come dice lo statuto.
Se si fa il congresso si faccia su come si sta nel Pd. Se si fa un congresso – e io vorrei farlo -, sarà l’assemblea a deciderlo. I nostri iscritti egli elettori sapranno che insieme alle elezioni, perché al voto si andrà nei prossimi mesi, ci sono passaggi politici importanti.
Sono sorpreso di alcuni toni sentiti qui. Inviterei a vivere con leggerezza questo momento perché facciamo parte di un grande Paese (e lo dico ora che non ne ho responsabilità di governo). Questo è il Paese più bello del mondo. Dobbiamo riuscire a recuperare la speranza dell’Italia: per questo ci guardano milioni di persone. Sosteniamo la speranza, mente altri covano la rabbia, l’odio.
Poi però ci sono molti argomenti che non abbiamo discusso tra di noi: facciamolo.
Concludo con una poesia di Fernando Savino erroneamente attribuita a Fernando Pessoa. Di tutto restano 3 cose: la certezza che stiamo iniziando, la certezza che dobbiamo continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire.
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