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L'intervista

Il sindaco Gori: “Non mi dispiacerebbe se si andasse a votare presto, il Pd sarebbe il primo partito”

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori la mattina dopo l'esito del referendum, a Bergamonews commenta i risultati che a livello nazionale hanno segnato una secca vittoria del No alla riforma Costituzionale, ma nella sua città hanno invece visto prevalere, con un 7% in più il Sì. L'intervista è anche in video.

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori la mattina dopo l’esito del referendum, a Bergamonews commenta i risultati che a livello nazionale hanno segnato una secca vittoria del No alla riforma Costituzionale, ma nella sua città hanno invece visto prevalere, con un 7% in più il Sì. L’intervista è anche in video.

Tutti hanno vinto, alla fine, però qualcuno ha perso…

Uno ha perso, l’ha detto con grande chiarezza, anche se non siamo abituati in Italia a sentire gli sconfitti esprimersi in quel modo prendendosi la responsabilità del cattivo risultato e traendone immediatamente le conseguenze. Questo rende Matteo Renzi, a mio parere, molto apprezzabile, guadagna dei punti, ma nello stesso tempo consegna il Paese a una fase di grande incertezza: non si sa cosa potrà accadere, quali scenari ci si aprono, quando l’Italia avrebbe bisogno di proseguire sulla strada del risanamento e della crescita. Ma così è stato e il giudizio degli elettori è netto.

Prima del voto si temeva una deriva autoritaria, e invece il premier si è dimesso addirittura prima della fine dello spoglio. Cosa ne dice?

Deriva autoritaria? Una stupidaggine. Non ci sarebbe stata alcuna deriva autoritaria anche se il Sì avesse vinto con l’80% dei consensi. Non era questo il tema, il tema era invece poter disporre di un sistema istituzionale più efficace, di una democrazia più veloce nell’assumere decisioni, di meno burocrazia. Però, insomma, siamo andati avanti così, lentamente fino a oggi, così continueremo, con fatica.

Lei è stato un importante imprenditore della comunicazione: hanno sbagliato qualcosa Renzi e il Partito democratico nel comunicare questa riforma?

No, non credo si sia fatto un errore. Si è molto sopravvalutata questa storia della personalizzazione del presidente del Consiglio. Forse si sarebbe potuto tenere i toni molto bassi, accontentarsi di un’affluenza al 40%… Io non credo anche perché l’interesse di tutti coloro che erano per il No era, al contrario di ottenere il risultato che hanno ottenuto, cioè di fare cadere il governo. E quindi, che Renzi si fosse proposto in modo spavaldo, come ha fatto, oppure no, beh, questo non credo avrebbe cambiato di molto il risultato. E’ diventato, nei fatti, al di là di qualunque previsione (io non l’avevo previsto per esempio) un voto politico, con livelli di affluenza superiori a quelli delle ultime elezioni e dove non è difficile riconoscere gli schieramenti. Nell’ultima consultazione alle europee il Partito democratico ottenne il 40,5% dei consensi: esattamente il risultato del Sì oggi. Anche in quel caso ebbe la capacità, inedita, di recuperare voti anche da un’area moderata e quello fu considerato un grandissimo successo. Oggi che al referendum bisogna fare il 51, giustamente è considerato un insuccesso. Ma ciò non toglie che la forza di attrazione del Pd sia molto ampia, credo sia di gran lunga il più grande partito d’Italia, rafforzato, se possibile da questa polarizzazione che si è determinata. Di fatto eravamo da soli (non credo che l’Ncd abbia portato molti voti alla causa) contro tutti gli altri. Quel 60% adesso vada a distribuirsi la paternità della vittoria.

Grillo, Salvini, Berlusconi, tutti padri della vittoria?

Tutti padri di questa vittoria, e come tali ora devono dire come si fa, che tipo di governo, quale riforma va fatta. Io ho riscontrato nei dibattiti vari opinioni molto diverse rispetto alla proposta. Tutti bravi a dire “non va bene”, ma le ricette sono molto diverse quando si tratta di dire cosa bisogna fare. E’ la ragione per cui c’è un po’ di preoccupazione oggi. Non credo si debba fare del catastrofismo. La speranza è che i mercati tengano, lo spread non aumenti, che il Presidente della Repubblica sia in grado di dipanare questa matassa, perché questo è l’interesse dell’Italia. Il nostro pezzo l’abbiamo fatto, insieme ci assumiamo l’onere della sconfitta.

Insieme… non ha perso solo Renzi?

Non direi proprio: tutti quelli che hanno condiviso con lui la necessità della riforma oggi devono ammettere la loro sconfitta

Si aspettava un No così alto?

No assolutamente. Ma non era accreditato da nessun istituto di ricerca. Quando ci dicevano. “C’è una fetta ampissima di indecisi” evidentemente non erano proprio indecisi, avevano in animo di votare e di votare contro, non tanto nel merito della riforma ma in una logica che riproduce esattamente lo schieramento del voto europeo.

Il comune di Bergamo ha dovuto aggiungere 1350 schede elettorali: una grande partecipazione.

Questo è un dato molto positivo. Forse nell’interesse della parte in cui mi riconosco poteva essere conveniente tenere basso il dibattito, così magari pochi sarebbero andati a votare e tra quei pochi ci stava anche che magari il Sì potesse prevalere. Ma io sono invece contento che così tanti siano andati a votare: abbiamo dato vita al più grande corso di educazione civica mai fatto in Italia dal dopoguerra a oggi nello spiegare la Costituzione.

Alta affluenza e in città il Sì ha vinto.

Un dato interessante che naturalmente non ribalta la prospettiva più ampia. In città il Sì si è affermato col 53% dei voti, vale a dire rispetto al dato nazionale 12 punti di differenza. Un dato positivo per tutti noi che ci siamo prodigati per spiegare la riforma, andando anche casa per casa: devo ringraziare tutti coloro che l’hanno fatto con grande dedizione. Credo che sia anche in qualche modo un riflesso del consenso che si è costruito e mantenuto attorno all’amministrazione comunale.

E del consenso al sindaco Gori, anche.

Io mi sono speso convintamente in prima persona senza nascondermi dietro un dito. Convinto che avremmo fatto una bella cosa cambiando la Costituzione. Il fatto che la maggioranza dei cittadini di Bergamo si sia espressa per il Sì, in un quadro che va esattamente nella direzione opposta, è un motivo di soddisfazione.

Ha sentito Renzi?

No. Gli ho mandato un messaggi stanotte, a cui non ha risposto. Credo ne abbia ricevuti migliaia.

Che cosa si apre per l’Italia adesso?

Una fase di incertezza da cui non so dire come si uscirà e non mi sento di mettermi a fare della fantapolitica. Credo comunque che il Partito democratico sia l’architrave del sistema politico italiano e credo che Matteo Renzi possa, nell’amarezza di queste ore, riconoscere comunque che 13 milioni di italiani (non pochi) hanno rinnovato la fiducia a lui e al Pd. Da qui si riparte. Credo che l’interesse a breve sia quello di portare a casa la legge di bilancio, di trovare una quadra sulla legge elettorale (c’è di mezzo anche la sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum)… ma non mi dispiacerebbe, sinceramente, se ci fosse la possibilità di andare a votare abbastanza presto. Sono convinto che la forza che oggi esprimiamo, insufficiente per cambiare la Costituzione sia invece sufficiente per vincere le elezioni.

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