Con la Lettera apostolica “Misericordia et misera” con la quale Papa Francesco ha chiuso il Giubileo della Misericordia, il pontefice estende a tutti i sacerdoti “la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto”, che finora era riservata ai vescovi e ai presbiteri da loro indicati ed eccezionalmente era stata introdotta nel corso dell’anno giubilare.
Il Papa apre alla comunione a donne e medici che hanno causato un aborto. Finora per loro scattava in automatico la scomunica che poteva essere sciolta solo da un vescovo o da un suo delegato.
Bergoglio ai sacerdoti chiede di farsi “guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti” in un cammino “di speciale riconciliazione”.
Abbiamo chiesto ad un medico ginecologo, Claudio Crescini, di commentare questa scelta della Chiesa cattolica.
“La considero una importante e moderna apertura ad un problema che esiste da sempre e che rappresenta una scelta drammatica e sofferta per milioni di donne – commenta Crescini -. Il pontefice ha dimostrato ancora una volta di avere una grande sensibilità per la condizione umana ,una visione realista ed una conoscenza profonda delle difficili scelte che ognuno di noi deve affrontare nel cammino della vita. Per le donne credenti che vanno incontro al dramma dell’aborto sarà sicuramente di grande conforto la possibilità di potersi rivolgere ad ministro di culto a loro vicino”.
commenta