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Un Ceresa per la Carrara: nuovi e curiosi interrogativi sulla Bergamo del Seicento

La grande tela “Visione di Sant'Uberto con ritratto di gentiluomo”, acquistata da UBI Banca Popolare di Bergamo, è stata ceduta in comodato decennale alla Carrara. Il dipinto è visibile gratuitamente dal 9 al 17 novembre nel Salone d'onore dell'Accademia Carrara. Dal 19 novembre sarà esposto nella Sala 21 del percorso permanente del museo.

Dopo “Il Sarto” del Moroni, il cui identikit ha mobilitato le intelligenze dell’arte – e non solo – lo scorso inverno, un altro giallo d’autore s’impone in Pinacoteca Carrara a partire da mercoledì 9 novembre. Si tratta della “Visione di Sant’Eustachio” di Carlo Ceresa, che si era già fatta notare alla grande mostra cittadina sul pittore della primavera 2012. Tra i molti volti della Bergamo secentesca, in quella rassegna ceresiana di santi, ritratti e donatori spiccava per evidenza di cromie, per originalità d’impianto e per le misure importanti (244 x 198 cm) una coppia di personaggi vistosamente abbigliati in una cornice di natura montana e di animali simbolici.

Il grande olio su tela, ricomparso sul mercato dell’arte lo scorso gennaio alla Fiera Nuova di Bergamo per la rassegna “Italian Fine Art”, è stato acquisito da UBI Banca Popolare di Bergamo e ora ceduto in comodato decennale all’Accademia Carrara. L’operazione culturale è l’occasione per un riesame e una rilettura interpretativa dell’opera, che è scenograficamente esposta per una decina di giorni nell’atrio della Pinacoteca con la rinnovata dicitura di “Visione di Sant’Uberto con ritratto di gentiluomo”.

E’ il critico e storico dell’arte Enrico De Pascale a spiegarne il motivo, illustrando l’eccezionalità del dipinto e anticipando una pubblicazione ad hoc in uscita nei prossimi mesi: “L’opera è straordinaria perché non si è mai visto un dipinto sacro in cui un donatore ha un ruolo più importante del santo. Inoltre, che si tratti di Sant’Eustachio non ci convince perché questo santo era un soldato romano, mentre Sant’Uberto era un cavaliere del settimo secolo che si convertì in seguito alla visione del crocifisso tra le corna di un cervo. Il santo del Ceresa non è in costume romano, ma è abbigliato in stile medievale con accenti francesi. Inoltre, Uberto potrebbe essere il santo eponimo del donatore, forse esponente di una famiglia brembana degli Uberti”. Tesi suffragata da una serie di attente e affascinanti notazioni dello storico del costume Alessio Francesco Palmieri Marinoni, che ravvisa dettagli cronologicamente coerenti con una datazione dell’opera al 1650.

Un dipinto riscoperto, dunque, che pone nuovi, curiosi interrogativi sulla Bergamo del Seicento, i suoi protagonisti, le strade della devozione, i rapporti con la cultura spagnola, veneziana, francese. L’assessore alla cultura Nadia Ghisalberti ha salutato con grande favore l’iniziativa, “risultato di un gesto bellissimo della banca che riconosce e rinsalda lo storico legame tra la Carrara e il territorio”, mentre Emanuela Daffra, direttore dell’Accademia Carrara, ha posto l’accento sulla responsabilità del comodato, sulla tutela e valorizzazione dell’opera “con la cura del buon padre di famiglia”. Segno immediato di questa attenzione è la centralità della collocazione nell’atrio, così che sia visibile dalla corte fino al 17 del mese “quando sarà collocata nella Sala 21, che verrà ridisegnata intorno a questa nuova presenza”. “Il riallestimento del percorso”, precisa lo storico dell’arte Paolo Plebani che ha contribuito alla curatela, “permette di raccontare in modo più completo la storia del ritratto a Bergamo da Ceresa a Fra Galgario proprio grazie a questa nuova tela”.

Un risultato di grande soddisfazione per Giorgio Frigeni, presidente UBI Banca Popolare di Bergamo, che ha inteso l’acquisizione dell’opera e la cessione in comodato alla Pinacoteca in una logica di mecenatismo esteso “per consentire il più possibile alla comunità di godere del patrimonio di bellezza e d’arte”.

Su modello anglosassone, percorso tra gli altri dall’odierno direttore di Brera James Bradburne (si pensi ad esempio alle mostre fiorentine di Palazzo Strozzi) si prevede la composizione da parte di persone di differente età e provenienza della “loro” didascalia per il quadro. Sabato 12 novembre alle 16.30 un pubblico di varia estrazione per cultura, età, interessi, è chiamato a creare didascalie partecipate che i servizi educativi della Carrara si occuperanno poi di ridurre in unità. L’enigmatico dipinto del Ceresa avrà così una “didascalia universale con i desiderata di tutti”. Un modo intelligente e non convenzionale per tenere alti i riflettori sull’arte e il patrimonio della città, anche a partire da una singola opera.

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