“Da un punto di vista tecnico il risultato è sicuramente storico”: Matteo Kalchschmidt, prorettore delegato all’Internazionalizzazione e alle relazioni internazionali dell’Università degli Studi di Bergamo nonché esperto di fenomeni di previsione degli eventi tra i quali rientrano anche le elezioni presidenziali, commenta così, a caldo, l’elezione di Donald Trump a 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America.
“La stragrande maggioranza dei modelli di previsione davano Clinton in vantaggio anche se di poco fino all’ultimo minuto, sia rispetto al voto popolare sia a quello elettorale. Al contrario delle attese Trump è riuscito a sfondare anche in stati dove le previsioni erano significativamente in favore del candidato democratico. Oltretutto i fattori di contesto erano a favore di Hillary Clinton: lo stato positivo dell’economia ad esempio è stato in passato spesso associato ad un mantenimento della posizione elettorale e quindi spingeva verso un mantenimento della posizione democratica. Così non è stato. Sicuramente questo scostamento dal risultato previsto è indice della capacità di Trump di essere riuscito a conquistare con leve nuove il favore dell’elettorato e credo sarà per gli addetti ai lavori oggetto di studi approfonditi”.
Alla vigilia del voto decisivo il prorettore dell’Unibg aveva previsto: “Con ogni probabilità in molti si recheranno alle urne scegliendo il male minore. Entrambi i candidati non piacciono fino in fondo e hanno un elettorato più che altro legato allo sfavore della controparte. Il rischio più grande è che il vincitore dovrà governare un Paese dove metà della gente non è soddisfatta e dove neppure il Congresso è a favore”.
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