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La recensione

Pif torna sul luogo del delitto: la mafia… con qualche pecca

PiF ritorna sul grande schermo con una commedia che esalta la Sicilia e racconta le origini della mafia per come la conosciamo oggi.

Titolo: In Guerra per amore

Regia: Pierfrancesco Diliberto (PiF)

Attori: Andrea Di Stefano, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna, Miriam Leone, Samuele Segreto, Stella Egitto, Antonello Puglisi, Vincent Riotta, Maurizio Marchetti, Orazio Stracuzzi, Mario Pupella, Lorenzo Patané.

Genere: Commedia drammatica, sentimentale

Durata: 1h 39 minuti

Distributore: 01 Distribution – RAI Cinema

Giudizio: ***

Arturo Giammarresi è un giovane palermitano partito per l’America con una valigia piena di sogni e poco altro. Arrivato a New York, trova un lavoro come cameriere in un ristorante italiano, dove incontra Flora, nipote del proprietario, e i due si innamorano. Purtroppo però lo zio di Flora l’ha già promessa in sposa al figlio di un potente malavitoso italoamericano. Arturo quindi decide di recarsi direttamente dal padre dell’amata, in Sicilia, per chiedere la mano della figlia, scavalcando la decisione dello zio.

In questo piano c’è solo un piccolo problema: siamo nel 1943, e la Sicilia, per non dire l’Europa tutta, è nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. L’unico modo per arrivare sull’isola del Sud Italia è quello di diventare soldato, di andare In Guerra Per Amore.

Il secondo film di PiF, dopo un esordio incredibile con La Mafia Uccide Solo D’Estate, ricalca le tematiche del predecessore, parlando di una terra bellissima, la Sicilia, che è però vittima da troppo tempo di una piaga che sembra essere inestirpabile: la mafia.

PiF con questo suo secondo film va alla radice del problema, analizzando in maniera romanzata e divertente la nascita e la crescita della presenza mafiosa sull’isola italiana. Il film non si focalizza più di tanto sulla storia di Giammarresi, o meglio, lo utilizza come personaggio attorno a cui far sviluppare molti piccoli intrecci veramente interessanti, che fanno passare in secondo piano la trama principale, già di per sé non originalissima.

La struttura del film ricorda moltissimo quella della commedia degli equivoci, genere tipicamente italiano sia a teatro che al cinema, ma la eleva rendendola portatrice di un messaggio profondo ed importante. In Guerra per Amore è poi una testimonianza dell’amore di PiF per il cinema, che già traspariva nel suo precedente film, ma che qui si supera, citando liberamente capolavori come Quarto Potere, e ricordando da vicino per la struttura della trama i flashback italiani del Padrino.

Purtroppo però, il film presenta alcuni problemi degni di nota: anzitutto una scrittura grossolana, con enormi forzature che rendono il procedere della trama poco credibile, ed in secondo luogo un comparto tecnico che non brilla particolarmente per qualità.

Al netto di questi difetti tuttavia In Guerra Per Amore rimane una visione consigliata, un dramma molto leggero (o una commedia molto drammatica) da guardare per la sua rappresentazione della Sicilia e per delle scene, tra le quali spicca certamente il monologo finale di Don Calò, che verranno ricordate anche in futuro.

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