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Bettineschi

L’edilizia bergamasca svolta: “Il magutt 4.0 tecnologico e attento all’ambiente” video

Un'edilizia nuova, basata su progettualità, qualità e sostenibilità, da realizzare tramite la formazione di tutti gli attori della filiera: è il progetto in cui crede fortemente Ottorino Bettineschi, vicepresidente della Camera di Commercio di Bergamo e presidente dell'Ance provinciale.

La più grave crisi strutturale che ha investito l’edilizia negli ultimi decenni ha fatto tante vittime e ha portato a una convinzione forte: il settore è arrivato al punto zero e necessita di un nuovo inizio per tornare a rivestire il ruolo di primissimo piano che ha sempre avuto in provincia di Bergamo.

Gli Stati Generali della Nuova Edilizia in programma venerdì 4 novembre in Fiera come primo passo della rinascita, che deve passare innanzitutto da un cambiamento di tipo culturale: un appuntamento fondamentale secondo il vicepresidente della Camera di Commercio di Bergamo e presidente dell’Ance provinciale Ottorino Bettineschi.

Bettineschi, cosa vi aspettate da questa giornata?

Ci aspettiamo la consapevolezza di una Bergamo che vuole una svolta decisiva, un passaggio culturale, una condivisione della progettualità che ormai è certa in modo che si parta tutti insieme e prima degli altri.

Motore del cambiamento è il Tavolo dell’Edilizia costituito in Camera di Commercio con tutti gli attori della filiera: quando c’è stato il “Big Bang”?

Tutto è nato circa un anno fa in Camera di Commercio: l’idea del tavolo è stata condivisa con il presidente Malvestiti, con la Giunta e con il segretario Prati, che ci ha lasciato recentemente dopo aver creduto fortemente in questa progettualità che ha una fortissima valenza economica per il nostro territorio. Devo dire che non è mai semplice a Bergamo far sedere tutti attorno allo stesso tavolo e far remare tutti nella stessa direzione ma questo è per davvero il tavolo del fare. C’è stato un consenso unanime di fronte al tema, ognuno di noi si è reso conto del momento e del fatto che la trasformazione possa rappresentare una grande opportunità.

Si è partiti dalla consapevolezza che quella battuta fino ad oggi non fosse più la strada giusta: cosa vi ha fatto cambiare idea?

Abbiamo capito che era finito un ciclo e dovevamo partire il prima possibile con quello seguente, con un modo di pensare e agire completamente diverso. Il nostro riferimento non può e non deve essere più solo il mattone ma tutto ciò che ruota attorno all’edilizia che è cambiata profondamente rispetto al passato e oggi coinvolge tanti nuovi attori. Una trasformazione talmente profonda che anche il nome “edilizia” rischia di risultare superato per i concetti che richiama: d’ora in poi si dovrà parlare di tutta la filiera, perchè è questo che sottende al progetto.

La strada nuova poggia sulle basi solide di un documento, il Manifesto del Rinascimento Urbano: quali sono le direttrici principali?

Partiamo dall’assunto che di errori finora ne sono stati commessi tanti e da parte di tutti e che da qui in avanti abbiamo una grande opportunità per ridare ordine dal punto di vista urbanistico al territorio. La nuova edilizia deve puntare sull’etica, sulla qualità, sull’innovazione e sulla sostenibilità, intesa come edilizia al servizio della qualità del vivere dell’uomo e dell’ambiente. Eravamo arrivati a un punto di ristagno e la crisi da questo punto di vista ha accelerato quel processo di cambiamento che pian piano stava comunque avvenendo. Dal punto di vista tecnologico in 5 anni abbiamo fatto tutto quello che non c’è stato in mezzo secolo, dall’utilizzo dei materiali, alla digitalizzazione e ai metodi di costruzione.

C’è qualcuno che si è già incamminato su questa strada?

Sono la minoranza, ma qualche azienda già attua questi principi che sicuramente daranno anche vita a nuove imprese, in particolare per i materiali innovativi e per la domotica. La tecnologia finalmente è al servizio dell’uomo anche nel nostro settore. Un esempio di innovazione è rappresentato dal progetto del nuovo palazzetto dello sport, nell’ex area Ote.

Progetti e progettualità: concetti che ricorrono spesso al tavolo per l’edilizia.

E’ quello che ci è mancato in questa fase che vogliamo lasciarci alle spalle: un progetto deve stare in piedi, anche dal punto di vista economico, ma quando c’è, dà risultati e c’è condivisione i fondi per realizzarlo si trovano. Tutto si può fare, l’importante è farlo bene e le cose fatte bene devono essere fatte ovunque.

Gli attori della filiera sono già pronti a questo cambiamento?

Qualcuno, come dicevamo, si è mosso in anticipo rispetto agli altri ma c’è bisogno di un forte coinvolgimento di tutta la filiera per dare una svolta decisiva. Per farlo non può mancare la collaborazione degli enti pubblici che la dovranno regolamentare: siamo schietti, se la pubblica amministrazione non dovesse puntare sul progetto andremmo incontro a un fallimento.

Il successo passa anche dalla formazione degli attori, tutti dovranno essere allineati a livello di conoscenze.

Certamente, la formazione deve essere trasversale a tutta la filiera. Bergamo ha capito che deve fare squadra e lo sta facendo. Nascerà l’Accademia dell’edilizia, coordinata dalla Camera di Commercio tramite Bergamo Sviluppo, che metterà in rete Fantoni, Scuola Edile e Università.

Alle imprese che si faranno portatrici dei nuovi valori verrà assegnato un marchio di qualità.

Il rilascio del marchio partirà dal 2017 e di base verrà conferito a imprese e professionisti che avranno condiviso in toto il documento di Rinascimento Urbano, che risulteranno in regola dal punto di vista amministrativo e che avranno seguito il percorso formativo di innovazione che è poi il cuore dell’iniziativa. Questo perchè c’è un forte bisogno di specializzazione, soprattutto per l’esistente da riqualificare: una parte è innovazione, l’altra è il recupero del mattone. Tutti all’interno della filiera si devono evolvere, dall’impresa fino al muratore che dovrà saper maneggiare nuovi materiali e nuove tecniche costruttive.

Chi non accetta il progetto rimane fuori dal mercato?

Sicuramente: partecipare è importante per iniziare il cambiamento culturale, il più difficile da realizzare ma l’unico in grado di dare un vantaggio competitivo per le imprese e per i professionisti.

Come lo è stato per l’edilizia tradizionale, Bergamo può diventare modello nazionale anche per questa nuova fase del settore?

Credo di sì, anche perchè esperienze simili alla nostra a livello nazionale, così significative, non ce ne sono: per la svolta Bergamo ha tutte le risorse progettuali, di realizzazione e di conoscenze innovative necessarie a farla diventare capofila del cambiamento.

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