“Non possiamo escludere una contaminazione dei reperti che hanno portato all’individuazione di quel dna ignoto”. È cauto il comandante dei carabinieri di Bergamo, Biagio Storniolo, nel commentare la notizia del ritrovamento di tracce di un soggetto maschile estraneo alla famiglia Tizzani nel sacchetto che conteneva anche il coltello sporco di sangue di Gianna del Gaudio, l’ex professoressa di 63 anni uccisa con una coltellata al collo all’interno della propria villetta in piazza Madonna delle Nevi nella notte tra il 26 e il 27 agosto.
I risultati preliminari delle analisi dei militari del Ris di Parma sul coltello cutter e sui guanti in lattice all’interno della busta della spesa ritrovata lo scorso 6 ottobre da un abitante di via Presanella 10 (a circa 500 metri da casa Tizzani), hanno riaperto un caso che sembrava ormai avviato verso la soluzione del delitto maturato dell’ambito familiare: “Per noi non è mai stato così – precisa Storniolo – , abbiamo sempre continuato a indagare su tutte le piste, compresa quella dell’uomo incappucciato arrivato da fuori per uccidere la signora, come raccontato dal marito. Sono state piuttosto alcune trasmissioni televisive a spingere verso una determinata pista”.
Dopo gli ultimi sviluppi, quindi, la posizione dell’unico indagato (a piede libero), il marito della vittima, l’ex ferroviere Antonio Tizzani, sembra in qualche modo alleggerirsi: “L’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati anche perchè potesse avere la possibilità di tutelarsi a livello legale – prosegue Storniolo – . In ogni caso, preciso che nessuna pista viene scartata anche dopo questa scoperta. L’indagine sarà ancora lunga, come è logico che sia in occasione di un omicidio, soprattutto di questo tipo”.
Un risultato, quello arrivato dai Ris di Parma, che rappresenta un colpo di scena in una vicenda che pare già complicata: “Potrebbe essere così. Ma non scartiamo nemmeno l’ipotesi di una contaminazione dei reperti. Quella busta di plastica è rimasta quasi due mesi in un luogo aperto, quindi chiunque può averla maneggiata. Anche la pioggia e il vento possono aver fatto la loro parte. Ricordiamo, tra l’altro, che si tratta di una traccia mista”.
Il comandante, invece, non si sbilancia su come e quando il sacchetto con coltello e guanti sia stato lasciato in quella siepe: “Tutto è possibile. Potrebbe essere stato portato lì anche qualche giorno dopo il delitto. Stiamo valutando ogni singola ipotesi. Ora aspettiamo prima di tutto i risultati dell’autopsia sul cadavere della donna, con i quali potremmo chiarire alcuni dubbi”.
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