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Economia

Ubi è banca unica, Moltrasio: “La fusione? Sprigionerà energia”

"Ve lo dico da chimico: la fusione sprigionerà energia". Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca non ha dubbi mentre incassa il voto di maggioranza dell'assemblea straordinaria che venerdì 14 ottobre a Brescia ha deciso per la fusione per incorporazione di sette banche.

“Ve lo dico da chimico: la fusione sprigionerà energia”. Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca non ha dubbi mentre incassa il voto di maggioranza dell’assemblea straordinaria che venerdì 14 ottobre a Brescia ha deciso per la fusione per incorporazione di sette banche. Addio ai nomi di banche storiche – Banca Popolare di Bergamo, Banca Regionale Europea, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca Carime, Banca Popolare di Ancona, Banco di Brescia San Paolo e Banca di Valle Camonica – ma non a “quei valori che le hanno caratterizzate e rese parte del territorio”.

Che cosa porterà questa fusione, Moltrasio lo ripete con uno schema suddiviso in 4 punti: “semplificare i processi decisionali e accorciare la catena di trasmissione delle determinazioni degli organi sociali di Ubi Banca alle unità di rete; accrescere il grado di omogeneità delle modalità di applicazione delle politiche commerciali, creditizie e di gestione delle risorse umane; ridurre il numero e le duplicazioni di attività di natura gestionale e amministrativa in diversi ambiti operativi e – infine – realizzare significativi risparmi di costi”.
Una banca più snella, agile e che ha come obiettivo il generare valore come chiedono i piccoli azionisti e i fondi presenti nella compagine sociale. Dalla signora Alma Vitale, classe 1930, che non nasconde un calo della sua fiducia nella banca ai fondi europei e americani che hanno investito in Ubi e chiedono conto dei loro capitali.

Ma come si genera valore? “Con operazioni che devono rendere il 10%” ripete all’infinito l’ad Victor Massiah che confida: “Sto studiando dossier, ma non dirò mai nulla”. Ammette che gli è rimasto un po’ di “nostalgia” per la possibile aggregazione con la Banca Popolare di Milano ormai prossima – sabato 15 ottobre – alle nozze con il Banco Popolare.

Ubi, ormai banca unica, si sente snella e agile per creare valore anche il vista del suo compleanno: ad aprile saranno 10 anni della sua nascita.  Un decennio in cui tutto o moltissimo è cambiato: anche la stessa assemblea di Brescia è più frugale. Niente fiere. Nessuna invasione di soci. Basta l’auditorium Faissola del complesso bresciano di Ubi. Al momento della votazione, alle 16.45, si contano 1.464 soci, presenti di persona sono 440, per delega 976, per rappresentanza 48. Il capitale sociale presente è 37,4.

Ubi Banca

Le oceaniche assemblee Ubi sono un lontano ricordo. Tutto è più sobrio ed essenziale. La fusione della banca unica passa: favorevoli 91,76%; contrari 0,01%; astenuti 8,23%. Il valore alto dell’astensione è da collegare ad un fondo europeo presente in assemblea. “La presenza dei fondi nella compagine sociale è un fenomeno che merita di essere osservato e studiato” aggiunge Moltrasio.
Gli incontri con gli azionisti prima dell’assemblea  hanno agevolato molto. Perdere il nome della Popolare di Bergamo non fa paura. Lo conferma Giorgio Frigeri, che ricorda quando entrò in Banca Popolare di Bergamo nel 1959 e l’istituto di credito contava poco più di 400 dipendenti e 40 sportelli: “Siamo giunti ad un lungo percorso di evoluzione, archiviamo le insegne, ma non dimentichiamo chi siamo e la nostra esperienza”.
Federico Caffi guarda già al futuro e traccia nel suo intervento gli orizzonti di crescita. (Leggi qui il suo intervento).
Ora non resta che passare all’azione: novembre, febbraio e aprile. E forse allora, alla prossima assemblea si potranno sapere gli sviluppi di nuove tappe per Ubi. Magari con il salvataggio di qualche banca “bridge” come le definisce l’ad Massiah.

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