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Il ritorno ad ago e filo per abiti originali e “responsabili”

Si sta registrando un boom delle iscrizioni a corsi di cucito per principianti a Bergamo e provincia: sarebbe meglio per noi e per l’ambiente, avere armadi con capi di qualità, piuttosto che pieni zeppi di vestiti pagati poco, usati ancora meno e destinati al cestino

Tutte le nonne, o la maggior parte di esse, hanno in casa una macchina da cucire, magari di quelle con mobiletto incorporato; non solo, tutte le nonne la sanno usare.

Orlo invisibile, cartamodelli, bottoni, sbieco, taglia asole, filo per imbastire. Parole che alle giovani di oggi appaiono sconosciute o quasi, stanno invece tornando in gran voga, soprattutto tra le trentenni che con grande sorpresa di mamme e nonne ma anche di mariti e fidanzati, si iscrivono a corsi di cucito, sempre più numerosi in città. Un ritorno al passato, la voglia di imparare a confezionare abiti, maglie, gonne e pantaloni su misura, a partire dalla realizzazione del cartamodello e del taglio della stoffa, fino alla cucitura a macchina. Una nuova moda che dà una forte gomitata a quella definita “fast” che caratterizza le grandi catene di abbigliamento e obbliga a vestirci quasi tutti allo stesso modo, con capi anche di bassa qualità, che imitano i modelli di collezioni precedenti dei grandi brand, dandoci l’idea di un lusso accessibile. Una moda dell’usa e getta, fatta di pochi euro, ma di tanti sprechi, perché come dicevano le nonne “chi più spende, meno spende” e sarebbe meglio per noi e per l’ambiente, avere armadi con capi di qualità, piuttosto che pieni zeppi di vestiti pagati poco, usati ancora meno e destinati al cestino.

Tra le reazioni a questo fenomeno c’è l’afflusso a corsi di taglio e cucito base che insegnano a realizzare un capo semplice: si sceglie la stoffa, si disegna, si taglia, si cuce a mano e a macchina e il risultato è un pezzo unico, magari non perfetto, ma che dà grandi, grandissime soddisfazioni! Un vero Made in Italy, anzi un Home Made, che le giovani corsiste postano sui vari social, dopo averlo indossato, con l’hashtag, sempre più popolare, #lhofattoio.

Una tendenza utile, un passatempo rilassante che fa bene allo spirito e all’ambiente perché imparando a realizzare un vestito si diventa più responsabili negli acquisti e si attribuisce un maggior valore a ciò che si indossa. Un modo diverso di approcciarsi al mondo della moda che rappresenta anche un ritorno al passato e all’artigianalità che negli ultimi anni è stata purtroppo accantonata. I corsi a disposizione hanno vari livelli: base, intermedio e avanzato e accontentano un po’ tutte. Non è necessario avere grandi doti manuali, chiunque può imparare e magari scoprire di avere un particolare talento. Non è raro, infatti, che qualche giovane apprendista abbia poi intrapreso la professione di sarta, facendo di questa passione il proprio lavoro.

Elena Pagani

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