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Dalmine

Variante mai pagata, Fabiani in ginocchio: ma ora la Provincia di Lodi deve risarcirla con 3,5 milioni

Il Tribunale di Milano ha condannato la Provincia di Lodi al pagamento di 3,5 milioni in favore della ditta dalminese: una vicenda durata 6 anni e che ha portato al tracollo l'impresa.

L’appalto per la costruzione della variante di Codogno, in Provincia di Lodi, poteva rappresentare per la Fabiani spa di Dalmine una boccata d’ossigeno importante: quel contratto da 13 milioni di euro, invece, si è trasformato in un incubo che ha trascinato l’impresa edile in un baratro senza via d’uscita, fino al concordato preventivo.

La vicenda inizia il primo marzo 2010 quando le parti, Fabiani spa di Dalmine e Provincia di Lodi, sottoscrivono un contratto di appalto, del valore di poco meno di 13 milioni di euro, per la costruzione della variante di Codogno: l’ultimo via libera dalla Regione Lombardia nel novembre 2010 con l’allora assessore alle Infrastrutture e Mobilità del Pirellone Raffaele Cattaneo che presenta il progetto con Pietro Foroni, al tempo presidente della provincia di Lodi, Nancy Capezzera, assessore provinciale ai Trasporti, ed Emanuele Dossena, sindaco di Codogno.

A dicembre 2012, con il 70% delle opere completate, il cantiere si ferma: la Fabiani lamenta i mancati pagamenti da parte dell’ente provinciale di via Fanfulla, sito a Palazzo San Cristoforo, e si rivolge al Tribunale civile di Milano.

Il 14 febbraio 2013 la Provincia, a seguito di un decreto ingiuntivo esecutivo, provvede a versare nelle casse della ditta dalminese circa 3 milioni e 560 mila euro dei quasi 4,7 che richiedeva in quel momento lo stato di avanzamento dei lavori. Ad aprile dello stesso anno la Fabiani rescinde il contratto e a fine maggio il Tribunale civile di Milano recapita a Palazzo San Cristoforo l’atto di citazione dell’azienda con tanto di richiesta di risarcimento, in particolare “in conseguenza della risoluzione del contratto l’importo di oltre tre milioni e 545 mila euro (a grandi linee la stessa che le verrà poi riconosciuta ad agosto 2016 ndr) che deriva dalla differenza tra il valore dell’opera alla dati di risoluzione del contratto di appalto e quanto contabilizzato dalla Provincia di Lodi in corso d’opera, compreso l’importo del decimo stato di avanzamento dei lavori non ancora corrisposto all’appaltatore”.

Complessivamente, però, la richiesta di risarcimento è molto più alta: circa 14 milioni, compresi interessi e oneri finanziari.

Il 6 novembre 2014 il caso approda al Tribunale civile di Milano: il Collegio in I Grado rileva il “colposo comportamento della convenuta Provincia nell’ambito contrattuale e sulla conseguente risoluzione del contratto per fatto e colpa della stessa”, ritenendo fondata “la pretesa di condanna al pagamento del corrispettivo per il valore differenziale, a prezzi di mercato, delle realizzate opere, rispetto a quanto già percepito dall’appaltatore” e respingendo invece qualsiasi altra richiesta risarcitoria.

Nel frattempo, dopo che il 30% dei lavori rimasto in sospeso era stato riappaltato, il 26 settembre 2014 la variante codognese alla statale 234 viene aperta al traffico: un tracciato di 7,1 chilometri atteso per quasi 20 anni dagli abitanti della zona.

Nell’aprile 2015 la Fabiani prova a risolvere pacificamente la questione, chiedendo alla Provincia di Lodi 7 milioni di euro per chiudere immediatamente il contenzioso senza procedere in ulteriori gradi di giudizio: da via Fanfulla, nel frattempo passata nelle mani di Mauro Soldati dopo la decadenza della Giunta di Pietro Foroni e il traghettamento del commissario Cristiano De Vecchi, arriva però un no secco, motivato con una situazione finanziaria al limite del default dell’ente.

L’ultima puntata risale al 2 agosto, giorno della sentenza definitiva e immediatamente esecutiva, del Tribunale di Milano che ha condannato la Provincia di Lodi a risarcire 3,5 milioni alla Fabiani nella causa intentata per il mancato pagamento di diversi stati d’avanzamento dei lavori.

L’altra faccia della medaglia è invece rappresentata dallo stesso ente provinciale lodigiano condannato dalla sentenza esecutiva a un sicuro dissesto, come ammette il presidente Mauro Soldati: “Siamo in attesa che dalla Regione ci diano il via libera per lo svincolo degli avanzi vincolati – commenta – ma il provvedimento non sarà in grado di soddisfare in pieno il risarcimento per la Fabiani: quei 3,5 milioni di euro non sono e non saranno mai nelle nostre disponibilità. Arriveremo al dissesto e si farà un piano di rientro decennale ma il tutto è reso ancora più nebuloso dalla riforma degli enti provinciali”.

Un ultimo tentativo di conciliazione il presidente Soldati lo ha fatto qualche giorno fa: “Abbiamo provato a fare una proposta transitiva alla Fabiani per chiudere definitivamente la vicenda ma non so se accetteranno. Se non dovessimo trovare un accordo valuteremmo il ricorso in Cassazione: in ogni caso nel frattempo dobbiamo iscrivere a bilancio 2016 la cifra che il Tribunale ci ha condannati a pagare e che determinerà uno squilibrio”.

Una situazione delicata per la provincia di Lodi e per Mauro Soldati che, al momento del suo insediamento, si è trovato tra le mani parecchie patate bollenti: “Sul mio tavolo c’erano richieste risarcitorie per 24 milioni di euro, compresa quella di Fabiani – spiega – Una cifra lasciata in eredità dai nostri predecessori e per la quale invieremo sicuramente una segnalazione alla Corte dei Conti”.

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