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Arte

Il maestro

Auguri al centenario Longaretti: “Chi sono? Il pittore d’una volta, che sa fare di tutto”

Il maestro Trento Longaretti si è raccontato in occasione del suo centesimo compleanno, mentre Bergamo e Treviglio gli dedicano mostre, libri e appuntamenti.

Il maestro Trento Longaretti compie oggi, martedì 27 settembre, 100 anni e la città si appresta a celebrare la sua ricerca artistica con una nuova ampia mostra al Museo Bernareggi (“Longaretti lungo un secolo”, inaugurazione su invito stasera alle 17.30), mentre Treviglio lo omaggia con un concerto di studenti di musica al Teatro Nuovo (Treviglio, piazza Garibaldi, ingresso libero ore 20.30).

Dopo le tante voci che hanno incalzato la sua – in questi mesi di straordinaria visibilità della sua arte e della sua figura – gli lasciamo ora la scena, perché si racconti ai bergamaschi come ha fatto, con grande affabilità, pochi giorni orsono in occasione della presentazione al pubblico (sala Traini del Credito Bergamasco) del volume “Scritti in onore di Trento Longaretti”, estratto da “La Rivista di Bergamo” (ultima uscita, n.87).

“Sono fatto di cose diverse, come tutti del resto. Mi è toccato fare l’insegnante, dipingere, che è ciò che più amo, poi il professore e direttore dell’Accademia Carrara. Sono cresciuto nell’ambiente milanese degli anni Trenta e Quaranta, ho frequentato la Brera di Aldo Carpi, il liceo e poi l’Accademia, con Morlotti, Cassinari, Valenti…, mi sono unito al loro gruppo. Poi è venuta Bergamo dove ho voluto radicare la mia vita, dove sono stato direttore della scuola di pittura fondata dal Conte Carrara nel 1794 che ha avuto otto maestri professori di cui io sono stato l’ultimo, l’ottavo.
Poi devo ammettere che le cose sono cambiate, l’arte del pennello, la pittura, la tavolozza, il modellare la scultura, han lasciato posto a cose molto più meccaniche, la fotografia, i film, le installazioni, tutto un mondo nuovo, contemporaneo che fa un po’ morire quello che era. Oggi in Accademia Carrara e nelle Scuole di Belle arti c’è sì la pittura, ma la pittura è qualcosa che fa parte del secolo scorso, dei secoli scorsi.

Per mia fortuna io sono abbastanza testardo: sono rimasto pittore pittore, piaccia o non piaccia, a me piacciono quelle figure… a modo mio. Però per fare la pittura da cavalletto che mi ha dato più nome c’è stato tutto un lavoro pubblico, murale, fatto addirittura di altri materiali. Come i mosaici, quanti! un chilometro di mosaico…: prima viene il bozzetto, il cartone, poi ci si affida ai collaboratori del mosaicista. Il lavoro fatto insieme porta ai grandi mosaici fatti a Milano, a Bergamo, a Treviglio, che a mio onore o vergogna resteranno, come le vetrate: è tutto cemento e vetro, se non arrivano sassi grossi le vetrate si conservano limpide, trasparenti. Anche qui la preparazione è lunga: prima il bozzetto, i cartoni, poi lavoro sul vetro in modo negativo, togliendo il nero e facendo emergere il colore pulito del vetro.

Credo di essere uno di quei pittori che c’erano una volta, che sapevano fare tutto, mosaico, graffito, vetrate, incisioni, acquerello, in una parola il mestiere completo del pittore: un tale che è chiamato a decorare la parete di una banca o fa le vetrate di un’abside o le pareti di una scuola. Viene dato il tema, il pittore fa la sua creazione, crea il suo progetto, inventa pareti dipinte destinate a durare nel tempo, perché usa ancora la pittura a fresco: il muratore la mattina mette l’intonaco sottile, nella giornata il pittore fa tutto quello che riesce, prende la cazzuola e raschia via quello che non ha fatto. Il giorno dopo mette ancora intonaco e via. Osservando questi segni si può sapere per quanti giorni ha lavorato per una cupola. Così faceva De Chirico con le sue mitologie, Carrà con le sue figure.. Il pittore fa un po’ di tutto con la speranza di fare bene tutto, se ci arriva. E oggi come me non ce ne sono mica tanti… ognuno si specializza in una certa cosa e insiste su quella. Ho detto come è il mestiere del pittore… ho anche la dichiarazione del notaio che sono anche imbianchino: l’ho messa in cornice.

Giunto a 100 anni cerco di fare un po’ il riassunto della mia vita, quante cose mi è toccato di fare. E’ stata la mia gioia, è stata la mia soddisfazione potere conoscere un po’ tutto il campo dell’arte della pittura. Ho fatto anche della scultura, ho pestato anche delle pietre.

Non so per quale merito sono arrivato alla mia età e ricevo tutte queste attenzioni. Ma vi ringrazio infinite volte per le bellissime sorprese che mi avete riservato”.

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