Un uomo di grande passione, innamorato del proprio mestiere che svolgeva con rigore ma senza tralasciare l’aspetto umano: così Beatrice Ferrara ricorda il padre Claudio, generale dei carabinieri e fondatore di Fidelitas che si è spento a 85 anni nella giornata di giovedì 1 settembre.
“Se penso alla mia infanzia molti dei ricordi più belli sono legati al papà e alle sue scelte lavorative, vissute intensamente e sempre condivise con la nostra famiglia.
Gli anni in cui eravamo bambini, mio fratello e io, li abbiamo trascorsi nelle caserme, che diventavano le nostre case e la grande famiglia dell’Arma dei Carabinieri, per noi che eravamo spesso costretti a trasferirci in città diverse, ha sempre rappresentato la nostra “famiglia allargata”, per usare un termine che oggi è di moda. Una famiglia che ha anche attutito la sofferenza di dover sempre cambiare città e amicizie, che per un bambino può essere difficile da superare.
Nelle caserme abbiamo vissuto i suoi successi lavorativi e nelle caserme abbiamo capito che il suo mestiere poteva essere fatto con generosità e umanità, oltre che con capacità. Non a caso capitava che a volte chiedesse a mamma di preparare un piatto caldo a chi doveva subire un lungo interrogatorio o alla squadra che rientrava con lui dopo un’operazione di servizio notturna.
La sua è stata anche una vita vissuta pericolosamente e negli anni di piombo non si contavano più le telefonate minatorie e le minacce non erano rivolte solo a lui ma anche a tutta la nostra famiglia. Sono stati gli anni anni in cui mi ricordo che a scuola dovevamo essere accompagnati da un carabiniere per proteggere la nostra sicurezza.
Sono stati anni difficili per il nostro Paese e per noi, ma la passione che papà aveva per il suo lavoro e il desiderio e la determinazione di ottenere dei risultati nella lotta alla criminalità e al terrorismo forse hanno rappresentato per lui il periodo più bello e maggiormente ricco di soddisfazioni. Era così innamorato del suo lavoro, che sapeva trasmettere questa passione a tutto quello che faceva.
La sua passione e il suo senso di appartenenza all’Arma dei Carabinieri è stata trasferita anche alla seconda fase della sua vita lavorativa, quando nella seconda metà degli anni ’70 fondò la Fidelitas, l’azienda che nello stesso nome ricorda l’Arma “nei secoli fedele”.
E molti sono stati a quel tempo i carabinieri che lo hanno seguito anche in questa nuova avventura, per il forte legame che avevano con lui, non solo lavorativo ma anche e soprattutto umano.
I tempi oggi sono sicuramente cambiati e l’azienda è completamente diversa da quella dei primi anni, che fu nel suo genere quasi pionieristica. Ma vedere giovedì così tante persone legate alla nascita della “sua” Fidelitas venire a salutarlo l’ultima volta è stato motivo di orgoglio e di grande commozione per noi.
Oggi dobbiamo lasciarci, ma a noi non resta solo un grande vuoto, resta la forza e la passione che ci hai trasmesso.
Ciao papà”.
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