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Il dolore

Piccole grandi vittime del terremoto: i bimbi che non ci sono più, i feriti e quelli salvi

Nelle ore successive alle scosse più devastanti il primo bilancio è agghiacciante: e non solo per i numeri. Per quelle mini-storie che non diventeranno mai grandi.

Nello strazio, c’è il dolore più grande, quello che tocca il cuore anche ai più cinici e freddi. La morte dei bambini. E nel terremoto di mercoledì 24 agosto, ore 3.36, epicentro Amatrice e dintorni è ai piccoli che si dedicano le attenzioni maggiori, alle loro grida fanno attenzione i soccorritori, per cercare di estrarli dalle macerie si scava con mezzi e con le mani. E con grande speranza.

Nelle ore successive alle scosse più devastanti il primo bilancio è agghiacciante: e non solo per i numeri. Per quelle mini-storie che non diventeranno mai grandi.

Come quella del ragazzino di 11 anni che per ore e ore ha urlato, ha chiesto aiuto, lì tra i sassi di Amatrice, mentre frenetici tentativi di arrivare a lui ne seguivano la voce chiedendo silenzio tutt’attorno per capire meglio da dove provenisse. In serata l’hanno finalmente raggiunto i lui i soccorritori, ma il piccolo era morto. Accanto al suo papà.

O come la storia di Marisol, 18 mesi soltanto: strappata che ancora respirava dal cumulo di calcinacci ad Arquata del Tronto. Strappata dal nonno che ha fatto di tutto per salvarla. Ma la piccola Marisol è spirata poco dopo. Diciotto mesi e un destino: la mamma Martina era scampata al terremoto dell’Aquila e si era trasferita lì. Nove anni dopo lei si salverà ancora, la sua bimba no.

Non si salvano neanche due ragazzi di 12 e 14 anni, rimasti schiacciati insieme al papà, l’assistente capo della stazione di polizia di Aprilia, Ezio Tulli: erano in vacanza. Non torneranno più a casa. Come i gemellini Andrea e Simone Serafini: 7 anni appena, tra i primi trovati in fin di vita ad Amatrice. Una corsa all’ospedale di Roma, nel vano tentativo di recuperarli al mondo. Su un’ambulanza: un viaggio senza speranza da quella che era via Umberto Primo, come senza speranza è stato il viaggio di un altro bimbo di 8 mesi.

Ma tanti ce l’hanno fatta. Per fortuna, o per la ferrea volontà dei parenti. Come nonna Vitaliana, che ha protetto i nipotini Samuele e Leone, di 4 e 7 anni, in vacanza da Fregene, portandoli sotto il letto.

E la gioia per Giulia, 10 anni, estratta viva dalle macerie di una casa dopo 17 ore di tentativi. Come Giorgia, 4 anni. O quella per Andrea, 14 anni, operato ad Ancona, pieno di fratture. Vivo.

Eppure anche chi si è salvato, segnato come sarà da questa nottate, dentro non sarà mai salvo del tutto.

Il momento del salvataggio della piccola Giulia: 

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