Giulio Della Vite, segretario generale della diocesi di Bergamo, interviene sul brutale assassinio del parroco di Rouen in Francia, proprio mentre il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi è a Cracovia per la Giornata mondiale della Gioventù e proprio mentre Papa Francesco in volo verso Cracovia dichiara: “Siamo in guerra, ma non è una guerra di religione”.
Nel gennaio 2015 divenne virale il detto “Je suis Charlie” dopo l’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, oggi dopo l’assassinio di Padre Jacques a Rouen dico con tutto il cuore “Je suis prêtre”, io sono prete, con lui e come lui.
A chi ha sgozzato questo anziano prete mentre stava dicendo Messa, vorrei ricordare un proverbio proprio della tradizione araba: “L’albero di cedro profuma anche l’ascia che lo abbatte”. Padre Jacques ha profumato il coltello che lo ha ucciso.
Fa riflettere come entrambe le parti usino la parola “martire”: per gli estremisti islamici il martire è chi si fa esplodere o chi muore uccidendo come in questa chiesa o come nelle recenti tragedie che ci hanno sconvolto. Questi martiri fanno vittime, invece il martire cristiano diventa lui vittima; da una parte il male deflagra, dall’altra viene preso su di sé.
Di fronte a questa dis-sintonia si stagliano le parole forti di Papa Francesco sul volo che lo porta in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Il mondo è in guerra, ma quella che stiamo vivendo non è una guerra di religione. Il mondo è in guerra, una guerra a pezzi. Il mondo è in guerra perché ha perso la pace. Le religioni, tutte le religioni, vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito!”.
Il Vescovo di Rouen, di fronte alla morte di un suo prete, ha detto: “Io piango verso Dio con tutti gli uomini di buona volontà e invito tutti, anche i non credenti, a unirsi al mio pianto. Chiedo ai giovani della GMG di non arrendersi alla violenza e di divenire apostoli della civiltà dell’amore”.
Fa emozionare l’invito che Padre Jacques ha scritto sul foglio degli avvisi di domenica scorsa, nella sua parrocchia, quasi un testamento che lascia a noi: “Possiamo ascoltare in questo tempo l’invito di Dio a prendere cura di questo mondo, per renderlo, là dove viviamo, più caloroso, più umano, più fraterno. Un tempo di incontri con i vicini, con gli amici: un momento per prendere il tempo di vivere qualcosa insieme. Un tempo per essere attenti agli altri. Un tempo di condivisione: condivisione della nostra amicizia, della nostra gioia. Un momento di vicinanza ai bambini, mostrando loro che contano per noi. Un tempo anche di preghiera: attenti a ciò che accade nel nostro mondo in questi tempi. Preghiamo per coloro che hanno più bisogno, per la pace, per un migliore vivere insieme. Questo è l’anno della misericordia. Facciamo in modo che il nostro cuore sia attento alle cose belle, ad ognuno, e a quelli che rischiano di sentirsi un po’ più soli. Che le vacanze ci permettano di fare un pieno di gioia, di amicizia, di ritorno alle origini. E allora potremo, ricaricati, riprendere il cammino insieme. Buone vacanze a tutti. Padre Jacques».
Sono sempre più convinto a dire per lui e con lui: “Je suis prêtre”.
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