Risorgere dalle proprie ceneri, un po’ come l’araba fenice. E, magari, diventare nel tempo modello virtuoso e punto di riferimento per gli impianti di un settore in forte crisi. Giovedì 21 luglio il sottosegretario di Regione Lombardia con delega alla montagna Ugo Parolo si è recato a Piazza Brembana per discutere del futuro del comprensorio sciistico di Foppolo, in ginocchio dopo l’incendio doloso che lo scorso 8 luglio ha devastato le seggiovie Quarta Baita e Montebello. Due degli impianti facenti capo alla società Brembo Super Ski, senza i quali si rischiano di compromettere seriamente le sorti della prossima stagione invernale, con tutto ciò che ne consegue per i Comuni dell’alta valle e per tutti quelli che di riflesso godono dell’indotto determinato dal turismo legato allo sci. L’incontro, che ha visto riuniti attorno al tavolo gli esponenti di Regione Lombardia, Comunità Montana e Provincia, oltre ai sindaci dei vari Comuni, è servito a consolidare le solite, poche, certezze. Ovvero, non è riempiendo la voragine finanziaria di Brembo Ski e ripristinando due seggiovie bruciate che si risollevano le sorti del comprensorio: “La stagione va salvata – spiega Parolo, ma non è mettendo una pezza quà e là che si risolvono i problemi”.
Nessun intervento di ‘primo soccorso’, dunque. Il paziente è gravemente malato e occorre una vera e propria operazione che lo rimetta in salute e lo faccia stare in piedi nel corso degli anni. “Bisogna rilanciare Foppolo progettando sul medio-lungo termine, studiando una soluzione strutturale a un problema che non riguarda solo il comprensorio della Valle Brembana“, ma un po’ tutti quelli che fanno parte di un’industria in forte crisi e con i conti in rosso. “Convenuto che questa vicenda è difficile e drammatica – prosegue Parolo – può comunque diventare un’occasione di riflessione dalla quale partire per risolvere delle criticità diffuse”.
Un primo grande passo da compiere ad ogni modo c’è, ed è il montaggio della nuova cabinovia. Un progetto per il quale dovrebbero servire tra i 5 e i 6 milioni di euro. Circa un milione di euro dovrebbe arrivare dai Comuni e altri due milioni dai privati, che pare abbiano sottoscritto un accordo. La differenza, in molti, si augurano possa mettercela Regione Lombardia, attraverso contributi a fondo perduto o con la finanziaria Finlombarda: “Ci vuole un impegno forte del territorio, da parte degli enti pubblici e dei privati. Una volta trovata la quadratura del cerchio, potremmo avviare un percorso sperimentale per delineare una nuova modalità di gestione degli impianti”.
Un esperimento pilota, dunque, almeno nelle intenzioni, al quale fare riferimento per risolvere le criticità di un modello di turismo invernale che, evidentemente, oggi non funziona più. Nel frattempo, pare sia stata individuata nell’ultima settimana di agosto una deadline per l’inizio dei lavori.
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