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Inchiesta archiviata

Casa Doris e Oasi Gerico: nessun maltrattamento ad anziani e ospiti

Un'indagine che creò clamore perché secondo chi investigava gli anziani ospiti a Casa Doris venivano maltrattati. Il Giudice sulla base del corposo materiale raccolto nel corso delle indagini ha escluso la sussistenza del reato di maltrattamenti per le due indagate.

Tutto ebbe inizio nel maggio 2014 dalla segnalazione di un parente di un ospite a Casa Doris. Secondo l’indicazione del familiare gli anziani ospiti della struttura venivano maltrattati. Si aprì un’inchiesta che travolse il medico Paola Rocca e la sua collaboratrice Cristina Sorio. Due donne conosciute ed impegnate nel sociale, una fondatrice e l’altra collaboratrice dell’Associazione Oasi Gerico che gestiva appunto sia Casa Doris, per l’assistenza agli anziani, sia Casa Don Bepo, per i pazienti con Aids, negli spazi del Conventino.

Mesi di indagini, cimici, filmanti, testimonianze. Un’inchiesta giudiziaria corposa che si è chiusa il 6 novembre 2015 con un’archiviazione chiesta dal pubblico ministero Gianluigi Dettori e convalidata dal giudice Ciro Iacomino, che ha escluso “la sussistenza della fattispecie del reato del maltrattamenti a carico delle indagate per non aver commesso i fatti contestati”. In particolare il Giudice Ciro Iacomino ha evidenziato che “i risultati dell’incidente probatorio, nel corse del quale sono stati sentiti tutti gli ospiti di Casa Doris e della Casa Don Bepo, unitamente alle perizie condotte sugli stessi ospiti e sulla documentazione clinica acquisita, hanno portato a concludere per l’assoluta insussistenza delle ipotesi si reato contestate”.

Si chiude così un caso che per il clamore suscitato è costato le dimissioni dai rispettivi incarichi sia di Rocca (avvocati Francesco Mattina e Andrea Pezzotta) sia di Sorio (avvocato Fulvio Vitali), e al mancato rinnovo da parte dell’allora Asl di Bergamo della convenzione scaduta a fine 2014 con Oasi Gerico. Proprio a seguito dell’avvio dell’inchiesta era stata anche data disdetta da parte del Patronato San Vincenzo del comodato degli immobili, comodato che era a tempo indeterminato e legato all’attività dell’Associazione.

Tra i filmati, registrazioni e fotografie raccolte era emerso uno scatto, in apparenza piuttosto cruento, legato ad episodio che vedeva protagonista un paziente affetto da Hiv. Proprio per questo il pubblico ministero Dettori aveva chiesto la consulenza di un esperto mentre il gip aveva disposto un incidente probatorio per interrogare tutti gli ospiti delle due strutture.

Inoltre sono stati ascoltati molti ospiti e malati che hanno categoricamente escluso di essere stati ingiuriati, picchiati o costretti a mangiare e a svolgere lavori di piccola utilità. E gli accertamenti medico-legali disposti dalla Procura hanno escluso carenze dal punto di vista sanitario ed assistenziale. Nel corso delle indagini non è stato rilevato alcun illecito contabile e finanziario. In conclusione è stata esclusa la rilevanza penale di ogni fatto contestato.

Di fronte al materiale e alle testimonianze raccolte le conclusioni del giudice sono state nette: “Le testimonianze acquisite sono state chiare nel riportare come assenti, in entrambe le strutture, comportamenti o atteggiamenti da parte delle indagate riconducibili a maltrattamenti”. Gli assistiti hanno quindi escluso categoricamente di essere stati insultati, picchiati, o costretti a lavorare. Mentre la consulenza chiesta dalla Procura ha escluso qualsiasi tipo di carenza dal punto di vista sanitario. “Né sono emersi — conclude il giudice — ulteriori elementi dalle intercettazioni ambientali disposte nei locali di degenza”.

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