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Rimini

“Marco Pantani non fu ucciso”: archiviata l’inchiesta bis

La verità giudiziaria dice che Pantani morì da solo in una stanza del residence, chiusa dall'interno. Per un'azione prevalente di psicofarmaci, così da far pensare più a una condotta suicida, che ad un'overdose accidentale

Marco Pantani non fu ucciso. Almeno secondo il Gip di Rimini, che ha sciolto la riserva e ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta bis sulla morte di Marco Pantani, trovato il 14 febbraio 2004 nella stanza del residence le Rose.

Secondo quanto apprende l’Ansa, l’ordinanza, accogliendo la richiesta del procuratore Paolo Giovagnoli, e analizzando le questioni sollevate dall’avvocato della famiglia, Antonio De Rensis, ha concluso per l’assenza di piste da seguire per sostenere che sia stato un omicidio volontario.

Già secondo Giovagnoli, le questioni sollevate con l’esposto presentato dalla famiglia Pantani “più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di un delitto non indagato, tendevano essenzialmente a far dubitare della correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere falsi i suoi risultati, verosimilmente per cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima della tossicodipendenza e dell’utilizzo di psicofarmaci”.

La verità giudiziaria dunque dice che Pantani morì da solo in una stanza del residence, chiusa dall’interno. Per un’azione prevalente di psicofarmaci, così da far pensare più a una condotta suicida, che ad un’overdose accidentale. Esclusa, in ogni caso, l’ipotesi di un’assunzione sotto costrizione.

 

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