La chiamano morte dolce. Eutanasia. Ma per la Legge italiana questa prassi non è ancora riconosciuta e viene perseguita come omicidio volontario. Un fascicolo con la stessa accusa è stato aperto dal pubblico ministero Carmen Pugliese della Procura della Repubblica di Bergamo, sulla morte di Roberto Antonetti, 31 anno di Terracina, deceduto all’ospedale Bolognini di Seriate.
Tutto nasce dalla denuncia presentata ai carabinieri dai familiari dopo che hanno assistito in diretta alla morte del 31enne.
Roberto, è malato di tumore, viene prima ricoverato nel reparto di oncologia di Alzano Lombardo. Alcune settimane dopo i medici decidono di trasferirlo a Seriate dove c’è anche il reparto di rianimazione. Il paziente, infatti, peggiora e necessita di macchinari per la respirazione.
“Anche se sedato, mio marito rispondeva in maniera lucida alle domande” racconta la moglie. Il 16 marzo nella camera dove è ricoverato Roberto si presenta una donna con un camice verde, è un medico. “Mi disse che avrebbe sottoposto mio marito ad una dose massiccia di morfina – prosegue la moglie – e mi confidò che lui piano piano non avrebbe più risposto e sarebbe passato alla morte senza che soffrisse. Poi si rivolse a me e ai miei familiari invitandoci a salutare mio marito per l’ultima volta”.
I momenti che seguono sono strazianti. “La dottoressa sedava mio marito e iniziava ad iniettare la morfina, senza averci prima avvisato – continua a raccontare la moglie di Roberto -. Poi ha spento il macchinario per la respirazione forzata, cosa che non era stata anticipata e appena spento il respiratore Roberto spalancava gli occhi e si alzava con il busto sul letto facendo segno con la mano destra attaccata alla maschera e rivolgendosi alla dottoressa diceva: “non respiro”.
La moglie e i familiari presenti nella camera raccontano di aver chiesto alla dottoressa di riattaccare il respiratore, ma il medico ha risposto: “Non vedete che sta morendo…”.
A quel punto Roberto sobbalza nel letto, poi stremato cede alla morte. Negli occhi della moglie sono indelebili quei momenti. Decide di affidarsi ai carabinieri e di raccontate tutto. I militari dell’Arma raccolgono la sua testimonianza e il pm Carmen Pugliese apre un fascicolo con un’accusa: omicidio volontario.
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