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La replica

Bergamaschi col drone sopra l’ex Fiat: “Ma quale rave party, ecco la nostra passione”

A parlare è Andrea Ambrosini, uno dei tre ragazzi bergamaschi pizzicati in provincia di Torino nell'ex fabbrica Fiat di Rivalta e accusati dai carabinieri di voler organizzare un rave party all'interno dell'edificio abbandonato.

“Ma quale rave party, stavamo solo dando libero sfogo alla nostra passione”.

A parlare è Andrea Ambrosini, uno dei tre ragazzi bergamaschi pizzicati in provincia di Torino nell’ex fabbrica Fiat di Rivalta. I tre, stando al racconto dei carabinieri, avrebbero scavalcato le recinzioni dell’enorme complesso industriale, ignorando però l’occhio attento e silenzioso delle telecamere di sorveglianza.

Ma c’è di più: oltre ad essere muniti di macchina fotografica professionale e cavalletto, erano persino equipaggiati di un drone su cui montare una piccola telecamera che, stando al racconto dei carabinieri, sarebbe loro servita per scattare alcune foto dall’alto e valutare la possibilità di utilizzare l’edificio come location per un rave party (Qui trovate tutta la storia).

Stando alle parole del ragazzo, tuttavia, la realtà dei fatti non sarebbe proprio la stessa:

“Da circa un paio di anni pratichiamo quella che viene definita “urbex”, racconta il 22enne bergamasco, che di professione fa il tecnico audio/video tra Viareggio e Livorno. Una pratica il cui nome deriva dall’inglese ‘urban explorer’ e che consiste nell’esplorazione di strutture costruite dall’uomo: spesso rovine abbandonate o componenti poco visibili dell’ambiente urbano.

Una “strana” passione – la definisce Andrea- che ci porta a compiere lunghi viaggi per poter raggiungere siti sparsi in tutta Europa, spendendo ore e ore in auto se necessario. Dall’Abruzzo fino al Belgio, stiamo pian piano girando l’Italia e l’estero spinti da questa forte passione che unisce la fotografia ai video”.

Urbex

Sarebbero oltre 100 i luoghi esplorati e immortalati dai ragazzi sino ad ora: “L’estate scorsa abbiamo attraversato Belgio, Francia e Germania, e per ben 10 giorni siamo andati a  caccia di questi tesori nascosti: tutti accuratamente selezionati e studiati mesi prima della partenza”.

Degli ‘speleologi 2.0’ che, tuttavia, non faticano ad ammettere le proprie responsabilità: “Per poter esplorare questi luoghi varchiamo molte volte il confine della legalità”. Stiamo infatti parlando di aree private, talvolta messe sotto sequestro poiché pericolanti ed inagibili: “di conseguenza i permessi per visitarle non ci son mai stati dati, per ovvie questioni di sicurezza”.

“Conoscevamo bene il rischio al quale andavamo incontro. Sapevamo che le forze dell’ordine non avrebbero compreso questa nostra passione e sarebbero finite per scambiarci per dei ladri o dei vandali, e che ci avrebbero denunciato per violazione di proprietà privata”. Tra le ipotesi avanzate dai vigilantes rientrava persino quella dello spionaggio industriale.

urbex

E ora?: “E ora dobbiamo sperare che il gruppo Fiat lasci perdere e che finisca tutto in prescrizione. Siamo solo dei ragazzi innocui che si erano recati in quella fabbrica per scattare alcune fotografie particolari e nulla di più. Ma, d’altra parte, capiamo anche la preoccupazione e l’allarmismo che abbiamo creato agli agenti e alla vigilanza interna”. 

I tre urban explorer rischiano ora una querela per ingresso abusivo in area privata.

Qui trovate alcune delle foto scattate dai ragazzi durante le loro – chiamiamole così – ‘gite fuori porta’: https://www.facebook.com/photoambro/.

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