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57ª fiera dei librai

La storia della Palomar: femminile, iperattiva e ricca di iniziative

In occasione della 57ª Fiera dei Librai di Bergamo proponiamo alcuni articoli che narrano la storia di queste librerie indipendenti. Si inizia con Giovanna e Valentina della Libreria Palomar in via Mai a Bergamo.

“La storia della libreria Palomar parte da lontano”, racconta Giovanna Scauri, che nel 1977 lasciò il suo posto di operaia in una fabbrica di Seriate per aprire, insieme ad altre persone, una libreria in via Suardi specializzata in libri per ragazzi.
“Erano i tempi delle cooperative e della nuova pedagogia, tra i fondatori e i frequentatori della libreria c’erano molti insegnanti: ricordo la curiosità, il desiderio di aggiornarsi, di sperimentare nuove pratiche”.
Da poco era nata anche sua figlia Valentina, che oggi è la titolare della libreria. “Certo, anche lei ebbe un ruolo nelle mie scelte: volevo darle un’educazione alternativa, e quello era un «periodo d’oro», in cui era possibile costituire dei gruppi e fare veramente un lavoro culturale tutti insieme”.
“Tra i fondatori e i frequentatori della nostra prima libreria c’erano molti insegnanti. Erano i tempi delle cooperative e della nuova pedagogia”.

Valentina non ricorda molto di quel periodo iniziale della sua vita, “Anche se, pur essendo piccola, avevo già la sensazione di essere in una famiglia speciale, in cui ero incoraggiata a esprimere le mie opinioni, che venivano rispettate come quelle di un adulto. Ad esempio a quattro anni, anche se i miei genitori non erano d’accordo, mi lasciarono smettere di mangiare animali. In realtà pensavano fosse una cosa passeggera, invece non li mangio ancora oggi”, ride.

Libreria Palomar

“Ricordo bene, invece, che durante l’adolescenza passavo molto tempo in libreria e ne assorbivo l’aria: era un posto dove incontravi persone molto diverse e interessanti” (in realtà le librerie nel frattempo erano diventate tre, l’attuale libreria Palomar, la Libreria dei Ragazzi – poi Gulliver – e La biblioteca di Babele, prima – e unica – libreria bergamasca a vendere solo libri in lingua, queste ultime due purtroppo poi chiuse, ma questa è una storia un po’ lunga: se volete potete farvela raccontare direttamente da Giovanna o Valentina).

“Da piccola avevo già la sensazione di essere in una famiglia speciale, in cui ero incoraggiata a esprimere le mie opinioni, che venivano rispettate come quelle di un adulto”.

Le tre librerie avevano partecipato fin da subito alla Fiera dei Librai (che all’epoca si chiamava Fiera del Libro). All’inizio le librerie indipendenti a Bergamo erano tante, poi man mano sempre meno: dal 2007 la Fiera ha iniziato un nuovo corso, senza più le bancarelle dei singoli librai, ma con un programma e un’impostazione sempre più ambiziosi. “Siamo pochi ma vogliamo far vedere che quando ci mettiamo insieme abbiamo una grande «potenza di fuoco»”, spiega Valentina con orgoglio.

Libreria Palomar

Sono quasi le sei, e la libreria deve essere “preparata” per una presentazione: Valentina inizia a spostare i mobili (“Sono tutti su rotelle”) ai lati del locale per liberare spazio. “Organizziamo tantissime iniziative, ci sono persone che immaginano ancora il libraio come un individuo avvolto in una nuvola di polvere, invece noi facciamo una vita iperattiva: oltre alle presentazioni, facciamo corsi di scrittura, un corso sulla letteratura ispano-americana che ora viene riproposto anche a Torino dalla bravissima Federica Arnoldi e abbiamo gruppo di lettura di libri in lingua inglese”.
L’ultima iniziativa, a cui la libreria ha aderito con entusiasmo (“Ci sono già 27 partecipanti, quasi tutti giovani”), è l’Italian Book Challenge, il “campionato dei lettori indipendenti” nato da un’idea della Libreria Volante di Lecco.
“Partecipano 183 librerie, e relativi lettori, in tutta Italia: è la conferma del fatto che c’è tanta voglia, da parte delle librerie indipendenti, di fare rete, anche al di là della scala locale”.

“Ci sono persone che immaginano ancora il libraio come un individuo avvolto in una nuvola di polvere, invece noi facciamo una vita iperattiva”.

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