Il suo sogno di diventare infermiera all’ospedale civile di Padova si è realizzato troppo tardi. Grazia Maria Bresolato, operatrice sociosanitaria 42enne di Vigonovo (in provincia di Venezia), nel 2012 partecipò a un maxi concorso indetto dall’azienda ospedaliera padovana, senza riuscire a entrare nelle prime 400 posizioni utili.
Qualche giorno fa, un telegramma a suo nome comunicava il suo ripescaggio e un’occupazione a tempo indeterminato proprio nell’ospedale padovano. Grazia Maria, però, era venuta a mancare qualche anno prima, nel 2013.
Morì pochi giorni dopo essersi sottoposta a un intervento di bypass gastrico al Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro a Bergamo. Una volta dimessa e tornata nella sua casa di Vigonovo, infatti, si era sentita male e si rese necessario contattare nell’immediato la guardia medica dell’ospedale di Dolo. Il consiglio che ricevette fu quello di prendere un analgesico.
Il consulente della Procura ha escluso responsabilità da parte dei vari medici che hanno avuto in cura la donna, a cominciare da quelli bergamaschi, fatta eccezione per il radiologo dell’ospedale di Dolo che non si sarebbe accorto in tempo, leggendo una Tac, di una complicanza dell’operazione di baypass rivelatasi fatale.
La donna, madre di un bambino di quattro anni, aveva deciso di sottoporsi all’operazione perché non riusciva a perdere peso dopo la gravidanza. L’intervento era stato eseguito nella struttura bergamasca il 22 novembre del 2013. Quattro giorni dopo la donna era stata dimessa, ma non era più stata bene.
La sua situazione peggiorò e il marito decise di portarla d’urgenza all’ospedale. Era troppo tardi. Nonostante le numerose trasfusioni di sangue, infatti, la donna morì il giorno successivo al ricovero.
A ricevere il telegramma di assunzione è stato il marito, che ha accolto tra le lacrime la notizia. L’uomo non ha potuto fare altro che contattare l’azienda ospedaliera, mettendola al corrente delle circostanze, con l’amministrazione che ha porto le proprie scuse per l’inconveniente.
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