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Chiesa cattolica

Amoris laetitia, la gioia dell’amore secondo Papa Francesco

Misericordia e integrazione per tutte le famiglie, soprattutto quelle ferite. È il nucleo portante dell’esortazione apostolica post-sinodale «Amoris laetitia, La gioia dell’amore» di Papa Francesco, firmata il 19 marzo e diffusa l’8 aprile 2016.

Misericordia e integrazione per tutte le famiglie, soprattutto quelle ferite. È il nucleo portante dell’esortazione apostolica post-sinodale «Amoris laetitia, La gioia dell’amore» di Papa Francesco, firmata il 19 marzo e diffusa l’8 aprile 2016.

In quasi 300 pagine, 9 capitoli, 325 numeri, 392 note il Pontefice traccia la «summa» biblica e teologica, morale e pastorale sulla famiglia; sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna; guarda con realismo alle «fragilità e ferite» che vivono i divorziati risposati; incoraggia i pastori al discernimento.«Amoris laetitia» è «per il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane» e invoca la protezione della Santa Famiglia di Nazareth. I due documenti post-sinodali di Papa Francesco si intitolano rispettivamente «Evangelii gaudium, La gioia del Vangelo» (24 novembre 2013) – dopo il Sinodo del 2012 sulla Nuova evangelizzazione celebrato da Papa Benedetto – e appunto «Amoris laetitia, La gioia dell’amore» dopo i due Sinodi sulla famiglia, quello straordinario 2014 e quello ordinario 2015.

1) «ALLA LUCE DELLA PAROLA»
Ricorda che «l’unità di dottrina e di prassi» è ferma e necessaria alla Chiesa; sottolinea che, in base alle culture, alle tradizioni, alle sfide dei singoli Paesi, alcuni aspetti della dottrina possono essere interpretati «in diversi modi»; ribadisce la bellezza della coppia formata da uomo e donna, «creati a immagine e somiglianza di Dio»; richiama l’importanza del dialogo, dell’unione, della tenerezza in famiglia, definita non come ideale astratto ma come «compito artigianale».

2) «LA REALTÀ E LE SFIDE DELLA FAMIGLIA»
Lo sguardo si allarga sulla realtà e, «tenendo i piedi per terra», ricorda le sfide delle famiglie: individualismo; cultura del provvisorio; mentalità antinatalista che «la Chiesa rigetta con tutte le forze»; emergenza abitativa; pornografia; abusi sui minori «ancora più scandalosi quando avvengono in famiglia, a scuola e nelle istituzioni cristiane»; migrazioni; persecuzioni dei cristiani; «decostruzione giuridica della famiglia: si mira a equiparare al matrimonio le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso», cosa impossibile «perché nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita assicura il futuro della società». Ricorda «il codardo degrado» della violenza sulle donne, la strumentalizzazione del corpo femminile, la pratica dell’utero in affitto; definisce «inquietante» l’ideologia del gender che tenta di imporre «un pensiero unico». Invita la Chiesa alla «salutare autocritica».

3) «LO SGUARDO RIVOLTO A GESÙ: LA VOCAZIONE DELLA FAMIGLIA»
L’indissolubilità del matrimonio Sacramento «non è un giogo, una “cosa”, un rito vuoto, una convenzione sociale, bensì un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi». Sulle «situazioni difficili e le famiglie ferite» i pastori devono ben discernere perché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi». Bisogna «esprimere con chiarezza la dottrina» ma anche tener conto della complessità delle situazioni. Bergoglio ribadisce con forza «il grande valore della vita umana e l’inalienabile diritto alla vita del nascituro», l’obbligo morale all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, il diritto alla morte naturale e il fermo rifiuto alla pena capitale.

4) «L’AMORE NEL MATRIMONIO»
«L’amore di amicizia» significa: esclusività indissolubile del Sacramento, ricerca del bene dell’altro, reciprocità, tenerezza: «si chiama carità perché ci permette di vedere quanto vale un essere umano». Sottolinea l’importanza della vita sessuale tra i coniugi, «regalo meraviglioso, linguaggio interpersonale, valore sacro e inviolabile dell’altro». La dimensione erotica dell’amore coniugale «non è un male permesso o un peso da sopportare, bensì un dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi». Per questo «Amoris laetitia» rifiuta «la sottomissione sessuale» e afferma con l’«Humanae vitae» (25 luglio 1968), l’enciclica di Paolo VI: «Un atto coniugale imposto al coniuge non è un vero atto d’amore».

5) «L’AMORE CHE DIVENTA FECONDO»
L’embrione ha valore «dall’istante in cui viene concepito perché ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio» e «non è un complemento o una soluzione per un’aspirazione personale, bensì un essere umano con un valore immenso» che ha «il diritto naturale ad avere una madre e un padre»; incoraggia le coppie che non possono avere figli a ricorrere all’adozione e all’affido «sempre nell’interesse del bambino e contrastando il traffico di minori»; sottolinea che c’è bisogno di «una robusta iniezione di spirito familiare»; incoraggia le famiglie a diventare «luogo di integrazione e punto di unione tra pubblico e privato».

6) «ALCUNE PROSPETTIVE PASTORALI»
A metà del documento il Papa riprende, in modo sostanziale, i temi dibattuti nei due Sinodi. Richiama la necessità di una formazione più adeguata dei sacerdoti e degli operatori pastorali; chiede di guidare i fidanzati nella preparazione al matrimonio perché «imparare ad amare qualcuno non è una cosa che si improvvisa» e di accompagnare gli sposi nei primi anni di matrimonio perché siano generosi nella comunicazione della vita e ricorrano a una «pianificazione familiare giusta», basata sui metodi naturali e sul consenso reciproco. La pastorale familiare non può e non deve ridursi a una «fabbrica di corsi».
Preoccupante aumento dei divorzi; i figli non siano ostaggi – Crisi di ogni genere minano le famiglie ma ogni crisi «nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore». Incoraggia a perdonare e a sentirsi perdonati per rafforzare l’amore familiare. Esistono drammi come il divorzio «che è un male e che cresce in modo molto preoccupante», per cui bisogna tutelare i figli affinché non diventino «ostaggi». Di fronte a violenze, sfruttamento e prepotenze, «la separazione è inevitabile e moralmente necessaria».

Divorziati risposati non si sentano scomunicati – L’esortazione apostolica riafferma quanto hanno detto i due Sinodi 2014 e 2015: occorre discernimento e attenzione, soprattutto verso coloro che hanno subìto ingiustamente la scelta del coniuge. I divorziati non risposati vanno incoraggiati ad accostarsi all’Eucaristia; i divorziati risposati non devono sentirsi scomunicati e vanno accompagnati con grande rispetto perché prendersi cura di loro non significa indebolire l’indissolubilità del matrimonio.

Rispetto per omosessuali, ma nessuna analogia tra matrimonio e unione omosessuali – Il matrimonio con disparità di culto è «luogo privilegiato di dialogo interreligioso» purché venga rispettata la libertà religiosa. Sulle famiglie con persone di tendenza omosessuale si ribadisce la necessità di rispettare la loro dignità, senza «ingiusta discriminazione» ma si sottolinea che «non esiste alcun fondamento» per assimilare o stabilire analogie, «neppure remote», tra le unioni omosessuali e il matrimonio secondo il disegno di Dio ed è «inaccettabile che la Chiesa subisca pressioni».

7) « RAFFORZARE L’EDUCAZIONE DEI FIGLI»
Essa «un dovere gravissimo e diritto primario dei genitori». Educazione intesa non come controllo ma come «promozione di libertà responsabili perché sappiano scegliere con buon senso e intelligenza»; educazione come insegnamento alla «capacità di attendere, fattore importantissimo» in un mondo dominato dalla «velocità digitale» e «dal vizio del tutto e subito». Educazione come incontro educativo tra genitori e figli, anche per evitare «l’autismo tecnologico» di moltissimi minori sempre connessi ma «scollegati dal mondo reale ed esposti a manipolazioni» tecnologiche. Educazione sessuale come educazione all’amore, va impartita «nel momento appropriato e nel modo adatto, insegnando anche quel sano pudore che impedisce di trasformare le persone in puro oggetto». Francesco critica duramente l’espressione «sesso sicuro» che vira al negativo «la naturale finalità procreativa della sessualità e sembra trasformare un eventuale figlio in un nemico dal quale proteggersi».

8) ACCOMPAGNARE, DISCERNERE E INTEGRARE LA FRAGILITÀ
Riprendendo uno dei temi centrali del dibattito sinodale, Francesco si sofferma sulle famiglie che vivono situazioni di fragilità: «Non ci si deve aspettare una nuova normativa canonica, applicabile a tutti i casi». I pastori devono promuovere il matrimonio cristiano sacramentale, unione esclusiva, libera e fedele tra uomo e donna, ma devono anche accogliere, accompagnare e integrare con misericordia le fragilità di molti fedeli perché la Chiesa «è un ospedale da campo. Non ci capiti di sbagliare strada: la strada della Chiesa è sempre quella di Gesù, della misericordia e dell’integrazione» che non condanna eternamente nessuno, ma effonde la misericordia di Dio «a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero». Quindi discernimento responsabile caso per caso: «Integrare tutti, anche i divorziati risposati che possono partecipare alla vita della comunità, attraverso impegni sociali o riunioni di preghiera. E riflettere su quali delle attuali esclusioni liturgiche e pastorali possano essere superate con un adeguato discernimento affinché i divorziati risposati non si sentano “scomunicati”. Non esistono semplici ricette». a) il discernimento pastorale può riconoscere che, in una situazione particolare, «non c’è colpa grave e che quindi gli effetti di una norma non necessariamente devono essere gli stessi di altri casi»; b) «in certi casi l’aiuto della Chiesa potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti perché il confessionale non deve essere una sala di tortura e l’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un alimento per i deboli».

9) «SPIRITUALITÀ CONIUGALE E FAMILIARE»
Nella preghiera in famiglia «Cristo unifica e illumina la vita familiare anche nei giorni amari» trasformando le difficoltà e le sofferenze in offerta d’amore. «Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare e a non perdere la speranza».

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