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La visita

Papa Francesco andrà a Lesbo per accogliere migranti e profughi

Papa Francesco andrà sull'isola greca di Lesbo venerdì 15 aprile 2016 per portare vicinanza e sostegno ai profughi e ai migranti, assieme a Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli.

Papa Francesco andrà sull’isola greca di Lesbo venerdì 15 aprile 2016 per portare vicinanza e sostegno ai profughi e ai migranti, assieme a Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli.

La proposta è di Hyeronimus, arcivescovo ortodosso di Atene e della Grecia, e ha avuto il sostegno del Sinodo della Chiesa ortodossa greca.

Così dopo Lampedusa – che fu il primo viaggio in Italia lunedì 8 luglio 2013 – Francesco torna nel cuore del Mediterraneo, per andare incontro alle rotte della marea di uomini, donne e bambini che dal Medio Oriente cercano, attraverso la Grecia, di arrivare in Europa. Con un viaggio-lampo predisposto con una preparazione altrettanto fulminea, il Vescovo di Roma vola nell’isola divenuta da un anno l’approdo obbligato per migliaia di profughi in fuga dal Medio Oriente impazzito di guerre e settarismi. A ricevere il Papa ci sarà il presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos e il primo ministro Alexis Tsipras.

Questa sarà la quarta «stazione della misericordia» dopo le visite al centro Caritas di Termini a Roma, a un centro anziani e al centro di recupero dei tossicodipendenti. La «stazione» è collegata ovviamente alla tragedia dei migranti che cercano di attraversare il «Mare nostrum» e raggiungere quell’Europa, che dopo anni di dibattiti e disquisizioni, blocca le frontiere, alza i muri, erige reticolati, rimanda i profughi in Turchia e paga a Recep Tayyip Erdogan, dittatore di Ankara, il prezzo per lavarsi la propria cattiva coscienza.

Domenica 28 febbraio 2016 all’Angelus il Papa disse: «La mia preghiera, e anche la vostra, ha sempre presente il dramma dei profughi che fuggono da guerre e altre situazioni disumane. In particolare, la Grecia e gli altri Paesi che sono in prima linea stanno prestando loro un generoso soccorso, che necessita della collaborazione di tutte le nazioni. Una risposta corale può essere efficace e distribuire equamente i pesi. Per questo occorre puntare con decisione e senza riserve sui negoziati».

Non per nulla c’è l’idea di proporre l’isola greca di Lesbo e quella italiana di Lampedusa per il Premio Nobel per la pace. Abitanti che si dimostrano «misericordiosi con i profughi, cosa che non riesce né ai burocrati di Bruxelles né ai governanti e ai cittadini di molti Paesi europei dal «cuore duro».

E all’Angelus di domenica 6 settembre 2015 Francesco lanciò un appello a gesti concreti di solidarietà, sollecitò le Chiese e i fedeli d’Europa, indicò il Giubileo della misericordia come occasione per rilanciare la solidarietà e la fratellanza tra i popoli:

«Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati, a dare loro una speranza concreta e non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!…”». Il Papa argentino – la cui famiglia, i nonni e il papà, emigrò dal Piemonte all’Argentina – chiese che «ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma».

Sulla richiesta di un sussulto di umanità si sono mossi gli episcopati europei. In Italia mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, incalza i politici alla Salvini, alla Grillo, alla Meloni parlando di «affermazioni di piazzisti da quattro soldi», li invita a «non cercate voti sulla pelle dei migranti», parla della «politica harem di furbi» e dice che «i populismi sono un crimine».

Da settembre a oggi circa 40 mila profughi sono stati accolti nelle strutture ecclesiali. Contro le paure della Lega, dei Grillini e dei Fratelli d’Italia occorre dire con chiarezza che i poveri più dimenticati sono oggi i profughi.

La scelta di Papa Francesco ha una grande valenza ecumenica. Dopo lo storico incontro con Kirill, Patriarca di Mosca e della Russia, all’aeroporto de La Habana il 12 febbraio 2016, il viaggio-lampo a Lesbo ha il sapore dell’«ecumenismo della fattiva solidarietà»: il Vescovo di Roma e il Patriarca di Costantinopoli vanno insieme incontro ai profughi. Dopo gli abbracci, dopo le dichiarazioni di intenti, dopo i dibattiti teologici e dopo le dichiarazioni comuni, un gesto di vicinanza che ha un grande valore e un preciso significato: le confessioni cristiane insieme per gli uomini sofferenti.

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