La lotta al calcioscommesse a Cremona è tutt’altro che finita. E il procuratore di Cremona Roberto Di Martino continua il suo lavoro.
Lui, tenace accusatore del mondo del calcio ormai da cinque anni, è ancora oggi convinto che le scommesse organizzate da Cristiano Doni, all’epoca capitano e uomo-simbolo del club nerazzurro, fossero in qualche modo uno strumento usato anche a favore dell’Atalanta, magari con la complicità dei vertici societari.
Di Martino questa tesi l’ha ribadita lunedì 21 marzo durante l’udienza preliminare, chiedendo il rinvio a giudizio per gli 80 imputati che non hanno chiesto né il rito abbreviato né il patteggiamento. Tra loro, appunto, figura anche Cristiano Doni. “L’allora capitano dell’Atalanta, accanito scommettitore — sono state le parole di Di Martino —, ha agito per favorire se stesso e l’Atalanta”.
Le carte processuali, però, dicono ben altro: l’Atalanta, secondo queste, non solo non sarebbe coinvolta nelle combine, ma sarebbe parte lesa. E, infatti, il club di Percassi parteciperà al processo di Cremona come parte civile.
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