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Il processo

Villa d’Adda, uccise un viado in taverna: Savini condannato a 14 anni fotogallery

E' stato condannato il 31enne di Villa d’Adda che la notte tra il 13 e il 14 febbraio dello scorso anno uccise un viado nella taverna dell'abitazione in cui viveva con i suoi genitori

E’ stato condannato a 14 anni di carcere Daniel Savini, il 31enne di Villa d’Adda che la notte tra il 13 e il 14 febbraio dello scorso anno uccise un viado nella taverna dell’abitazione in cui viveva con i suoi genitori.

Si è concluso così il processo con rito abbreviato, di fronte al giudice Raffaella Mascarino.

L’imputato, assistito dall’avvocato Gianfranco Brancato, ha sempre ammesso le proprie responsibilità, che inizialmente aveva negato sostenendo che la vittima si fosse introdotta in casa sua per aggredirlo.

Stando al suo racconto, tra i due non ci furono rapporti sessuali. Avevano però consumato droga, in particolare fumato crack.

Savini, di origini guatemalteche, un lavoro come promoter di Sky, era stato ripreso da alcune telecamere della zona verso mezzanotte, quando si allontanava dalla propria abitazione a bordo della propria vettura, e poi alle quattro mentre rientrava. Secondo gli inquirenti insieme a Lucas Martins Dos Santos, il viado brasiliano domiciliato a Milano, in via Monza, che si prostituiva a Zingonia.

Per risalire all’indentità della vittima era stato determinante un tatuaggio, riconosciuto da un amico. La mattina seguente era stato lo stesso Savini a chiamare il 112 spiegando che qualcuno era entrato in casa sua.

“Sono stato aggredito e mi sono difeso”, aveva dichiarato inizialmente ai carabinieri che si erano ritrovati di fronte una scena agghiacciante: il viado era in taverna, in un lago di sangue e con il volto sfigurato. La vittima avrebbe cercato di difendersi e di fuggire ma il suo aggressore non gli ha lasciato via di scampo colpendolo con un bastone e tre diversi coltelli.

Lunedì 21 marzo la sentenza di condanna. Il pubblico ministero Fabio Pelosi aveva chiesto 16 anni di reclusione, ma il giudice ha escluso le aggravanti di crudeltà e di abbietti motivi.

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