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In tribunale

Caso Yara, dubbi degli avvocati di Bossetti sul custode della palestra fotogallery video

Il presidente della Corte d'Assise ha fatto concludere anzitempo l'interrogatorio di Walter Brembilla: "Non è imputato". La difesa: "Per ora..."

Ancora tensione in Aula al processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, unico imputato per il brutale delitto di Yara Gambirasio. Tanto che il presidente della Corte d’Assise, Antonella Bertoja, ha fatto concludere anzitempo l’interrogatorio di Walter Brembilla, il custode della palestra di Brembate Sopra in cui si allenava la giovane ginnasta.

Una decisione arrivata dopo un’affermazione di uno degli avvocati di Bossetti, Paolo Camporini, che aveva commentato una domanda respinta dal giudice perché “L’uomo è testimone e non imputato”, con un polemico “Per adesso…”.

Causa scatenante sono state le incongruenze di Brembilla nelle quattro precedenti testimonianze dell’uomo agli inquirenti, che le ha motivate parlando di “paura che mi davate la colpa perché ero il custode. Ero sotto pressione, sono stato in questura un casino di volte”. “Come mai ha cambiato più volte versione sulla ricostruzione di quella sera dicendo, la prima volta, che era stato in casa?” hanno incalzato gli avvocati.

“Ho avuto paura che se dicevo che ero sceso di casa alle 18.30 avrebbero sospettato di me”, ha risposto ancora Brembilla. “Se non fossi stato in grado di dare risposte molto precise sugli orari, avrebbero sospettato di me. Ma io non ho visto niente”. Nella versione fornita, l’uomo nel pomeriggio era andato alla stazione di Ponte San Pietro con il furgone della palestra.

Il rientro lo ha fissato verso le 17.10 mentre tra le 18.40 e le 18.45 lo avrebbe riaccompagnato a prendere il treno. In mezzo a questi spostamenti, ha aggiunto, aveva ricevuto 2 telefonate”.

Le parole dei legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini:  

All’udienza di venerdì 18 marzo ha deposto anche Cinzia Fumagalli, casalinga 50enne di Ambivere.

La donna, convocata come testimone dalla difesa del carpentiere, ha ricostruito in Aula i suoi ricordi di quel 26 novembre 2010 in cui la giovane ginnasta di Brembate scomparve.

“Intorno alle 19 stavo portando fuori il sacco dell’immondizia – le parole della Fumagalli – e all’improvviso sentii un urlo come strozzato. Sembrava una persona giovane. Non so dire se fosse di un ragazzino o di una ragazzina.

Poi – ha aggiunto – ho visto un furgone chiaro transitare a tutta velocità in via Papa Giovanni. Non l’ho visto bene. Non so che tipo di cabina avesse. Ma la parte posteriore era chiusa (quello di Bossetti è aperto, Ndr). Non ho invece potuto vedere in quale direzione andasse”.

Bossetti, nel corso del suo interrogatorio terminato nella scorsa udienza, aveva attaccato il lavoro degli inquirenti. In particolare riguardo le indagini sul dna ritrovato su slip e leggins del cadavere della giovane ginnasta: “Vi dico che non appartiene a me. Non è mio. Non riuscite nemmeno a capire che fluido sia, avete fatto delle indagini strampalate –  le sue accuse al pm – . Tiratemi fuori le prove vere piuttosto”.

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