“Massimo Bossetti venne spiato da un hacking team. E il dna ritrovato su Yara potrebbe essere artificiale”.
Durante l’udienza di venerdì 4 marzo del processo per il delitto di Yara Gambirasio, in cui era in programma il controesame degli esperti informatici, gli avvocati del carpentiere di Mapello, unico imputato, hanno tirato in ballo anche l’Hacking Team, la società italiana leader nel campo dello spionaggio online e della creazione di dna artificiale.
Paolo Camporini e Claudio Salvagni hanno parlato di Wikileaks: “Tra quei documenti riservati ce ne sarebbero anche alcuni sul delitto di Brembate – le parole di Salvagni – .
In particolare una mail del giugno del 2014, quando fu arrestato Bossetti, che parla di un successo sull’indagine grazie a una certa tecnologia investigativa informatica prodotta da un’azienda, con la quale fu incastrato Bossetti.
Ma le informazioni si dice che potrebbero essere inquinate e manipolate”.
Salvagni ha trattato anche il tema del dna, la prova che ha incastrato Bossetti: “In un’altra mail si parla dei costi per la creazione di un dna artificiale in Israele”.
“Trovata esilarante, mi viene da ridere – la replica del pm Ruggeri – mi oppongo per la riservatezza del materiale”.
La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, si è riservata la decisione sull’ammissibilità.
La seduta è stata sospesa per la pausa pranzo, Si riprenderà alle 15.30 con l’atteso esame dell’imputato, Massimo Giuseppe Bossetti.