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L'analisi

Tanto impegno, poca sostanza: ma quando arriva a Bergamo il vero Diamanti?

Tanto impegno, ma poca sostanza. Il primo mese di Alessandro Diamanti a Bergamo è un 5.5 in pagella: una insufficienza non grave, facilmente rimediabile, ma non ancora accettabile.

C’è ancora tanto da lavorare per il buon Alino, arrivato sotto le Mura venete per raccogliere la pesantissima eredità lasciata da un certo Maxi Moralez, non certo l’ultimo degli sconosciuti.

Il talento toscano, non più giovanissimo ma con tanta voglia di dimostrare di essere ancora un gran bel giocatore, aveva di fatto perso sei mesi di stagione scaldando la panchina del Watford, in Premier League, impiegato poco più di 60′ in tutto il girone d’andata.

A Bergamo ha iniziato a lavorare, a fare le cose sul serio, e in campo ha sin da subito messo impegno e grande sacrificio, “sudando” (termine che piace tanto ai tifosi bergamaschi) la sua nuova maglia.

Ma l’impressione è che il vero Diamanti non si sia ancora visto, che il giocatore che tutti al Comunale si aspettavano debba ancora arrivare.

Già, perché quello visto contro Inter (per una manciata di minuti), Frosinone, Sassuolo, Hellas, Empoli e Samp non è il Diamanti che si ricordano a Livorno, a Brescia o a Bologna, quello che con una giocata (rigorosamente di sinistro) ti poteva risolvere una partita.

Giocatore finito? Noi crediamo di no. L’Atalanta, però, ha bisogno di trovare al più presto il vero Alino, e allora sì che ci si potrebbe tornare a divertire.

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