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La serie tv

Scorsese & Jagger: Vinyl, un tuffo nel punk rock anni Settanta

Mick Jagger e Martin Scorsese portano sul piccolo schermo la scena musicale newyorkese degli anni Settanta con una moltitudine di personaggi sopra le righe, che ci vengono mostrati a tutto tondo. Senza scivolare nella parodia e nel luogo comune.

Appena andato in onda, Vinyl ha già suscitato un numero di reazioni impressionanti nelle comunità online, soprattutto al di là dell’Atlantico. La ragione può essere facilmente compresa se si considera la portata non tanto della qualità filmica – seppur notevole – dei 108 minuti del primo episodio, quanto piuttosto dell’oggetto rappresentato.

Oltre che, naturalmente, per l’aspettativa indotta dai nomi che la accompagnano: Mick Jagger e Martin Scorsese, ideatori della serie. I quali si sono per l’appunto buttati nell’audace progetto di portare sullo schermo televisivo gli ambienti della scena punk rock newyorkese degli Settanta, con l’enorme portato di valori, vizi, speranze e contraddizioni che ancora popolano l’immaginario collettivo.

Alla strana coppia Jagger-Scorsese bastano poche battute e una manciata di minuti per trascinarci in media res, nell’epicentro di quella rivoluzione culturale che ha attraversato le due sponde dell’atlantico sulle note delle rock-band anglosassoni. “Ho orecchie d’oro, lingua d’argento e palle di bronzo. Il problema è il mio naso e tutto quello che ci metto dentro”. Sarebbe già più che sufficiente questa frase, sussurrata fuoricampo dalla voce calma e sexy di Richie Finestra – interpretato dal bravissimo Bobby Cannavale – per farci subito intuire il registro delle vicende rappresentate.

Invece, Scorsese non ci fa mancare proprio niente: pantaloni a zampa, basette folte, vestitini floreali, colletti di camicia enormi e lunghissimi, pettinature eccentriche. Questo per limitarsi all’estetica Seventies, cui si sommano poi una moltitudine di personaggi sopra le righe che gravitano attorno al mondo musicale, per passione ma soprattutto per avidità. In quest’atmosfera allegramente immorale, dove le sbronze epocali si accompagnano ad abbondanti sniffate di cocaina, si muovono infatti mafiosi, modelle della Factory di Warhol, eccentrici magnati, ragazze disinvolte e mogli trascurate.

Il tutto innaffiato da scene che fanno sganasciare dalle risate per le improbabili e surreali situazioni nelle quali Finestra, fondatore dell’etichetta musicale sull’orlo della bancarotta, si imbatte più o meno casualmente.

Tutti questi tratti sono un po’ il marchio di fabbrica dell’estetica cinematografica di Scorsese e, peraltro, si possono osservare già nei gangster-movie capolavoro Godfellas e Casinò.

Messa così, infatti, i palati più fini rischiano di scappare a gambe levate dalla visione di Vinyl, perché il pericolo di scivolare nella parodia e nel luogo comune che accompagnano i Favolosi Settanta è dietro l’angolo. In realtà, ricostruendo la scenda rock del 1973 gli autori non indulgono nella nostalgia del “bel tempo che fu” o nella mitizzazione dei suoi protagonisti.

Nella successione di situazioni surreali ed eccessive, i personaggi sono rappresentati a tutto tondo, non come macchiette stereotipate. Ci vengono mostrati nella loro maestosità ma anche nelle loro debolezze e nei ripetuti tentativi di godersi al massimo ogni istante per evitare che tutto vada a rotoli.

E questa, probabilmente, è l’impronta lasciata dalla mano introspettiva di Terence Winter, che di Viniyl ha steso la sceneggiatura e che in passato ha contribuito in modo determinante alla creazione del mito Tony Soprano, padre – anzi padrino – di tutti gli antieroi della serialità televisiva.

Lo zampino del leader dei Rolling Stones si sente invece, ovviamente, nella meravigliosa colonna sonora che non fa solo da sfondo ma è ovviamente la prima protagonista di questo episodio pilota. È un piacere perdersi nelle conversazioni lungo il percorso che rintracciano le origini del rock nel jump blues di Big Joe Turner e Louis Jordan, nel blues di Skip James, Peetie Wheatstraw, Big Boy Crudup, Pinetop Perkins, Kokomo Armold, ma anche nel gospel di Dorsey, Brewster e del reverendo Gary Davis.

Condito da sequenze in cui ci vengono incidentalmente mostrati dietro le quinte i New York Dolls e i Led Zeppelin e ci viene fatto ascoltare il sontuoso attacco di Iron Man dei Black Sabbath.

Qualunque possa essere l’esito di questa prima stagione, non resta che godersi i prossimi episodi.

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