Nicola Cremaschi, di Legambiente Bergamo, interviene dopo l’allarme circa nuovi rifiuti dalle regioni italiane da smaltire negli impianti lombardi.
Facciamo una premessa: il recente decreto del governo Renzi che inserisce gli inceneritori di rifiuti tra le “infrastrutture e gli insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” è di una miopia disarmante.
Si torna indietro di almeno 20 anni. I cosiddetti “rottamatori” si rivelano più vecchi dei rottamati. Curioso che per il governo non sia “strategico” incentivare la raccolta differenziata, ma – in barba a costi, rischi ambientali e indicazioni europee – costruire più inceneritori.
A oggi sono attivi in Italia 42 impianti per complessive 82 linee di “produzione”. La parte del leone la fanno Lombardia e Emilia Romagna, in cui lavorano grosse multiutility come A2A, Hera e Iren.
È noto che un inceneritore che non funziona a pieno carico diventa un “costo” per le aziende, ergo le aziende vogliono poter bruciare rifiuti a pieno regime!
Se la dott.ssa Terzi, Assessore Regionale all’ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, non si è ancora resa conto di questa elementare equazione…..
La nostra regione, a fronte di una capacità d’incenerimento complessiva pari a 2.350.200 tonnellate/anno, risulta avere un fabbisogno pari a 1.771.269 tonnellate/anno: ne risulta una sovrabbondanza pari a 578.931 tonnellate annue, sovrabbondanza che permetterebbe senza dubbio l’avvio di una politica di decommissioning di alcuni impianti: è passato più di un anno da quando abbiamo reso evidente che almeno 4 inceneritori potrebbero essere spenti senza che ci siano problemi per la regione.
Tutto questo senza doversi inventare nessuna nuova buona pratica.
Invece grazie al decreto ministeriale e all’inerzia della Regione dovremo assorbire rifiuti della macroregione del nord.
È dato noto che gli impianti di trattamento della frazione organica sono insufficienti rispetto al fabbisogno regionale. Nella nostra regione si potrebbero realizzare almeno un paio di altri impianti di digestione e biogas da FORSU, così come alcuni impianti di trattamento meccanico biologico a freddo per il recupero di materia. Questo potrebbe contribuire a ridurre ulteriormente la necessità di inceneritori e a riconvertire gli impianti più obsoleti in strutture con un maggior valore tecnologico e strategico.
Ricordiamo all’assessore, ex sindaco di Dalmine, che proprio nel comune che ha amministrato è ubicato un impianto d’incenerimento tecnologicamente obsoleto: crediamo sia il caso di iniziare a pensare al futuro di quell’area. Da tempo, dati alla mano, questo impianto non risulta più essere necessario per il fabbisogno dei bergamaschi; riteniamo sia utile intraprendere la strada di dismissione e riconversione di questo impianto, magari investendo sulla riconversione di materia piuttosto che sull’incenerimento.
Ma, soprattutto, auspichiamo la si smetta di fare demagogia parlando alla pancia della gente.
L’Assessorato all’Ambiente è troppo delicato ed importante per il futuro del territorio e dei nostri figli per essere lasciato in mano a persone che pensano di amministrare una delle regioni economicamente più potenti d’Europa solamente a colpi di slogan.
Per Legambiente Bergamo,
Nicola Cremaschi
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