La voce finora era rimasta nelle anticamere della politica, dove i sussurri corrono indisturbati perché relegati al ruolo di puro gossip. Poi ci ha pensato la versione milanese di Dagospia, con l’inconfondibile stile, a tramutarla in testo e renderla pubblica: “Povero Alessandro Alfieri. Dicono che Giorgio Gori aspiri alla poltrona di presidente della Regione Lombardia, quando Bobo Maroni tornerà a suonare nella sua band invece di occuparsi di ospedali. E il povero Alfieri, segretario Pd regionale, che sta in lizza da anni?”
Cosa c’è di vero? Tutto e niente, nel senso che il sindaco non ha mai dichiarato né mai smentito di voler correre alle prossime elezioni regionali. Probabilmente, tra il progetto Montelungo, il restauro del Donizetti e l’emergenza smog, non ha ancora iniziato a pensarci. Lo facciamo noi per lui, elencando i tre motivi per cui questa notizia è da prendere con le molle e le tre ragioni per cui Dagospia farebbe centro ancora una volta.
Perché NO
1 – Le elezioni sono in programma nel 2018, un anno prima della scadenza del mandato a Palafrizzoni. Con un anno di tempo per costruire il programma e preparare la campagna elettorale, il sindaco dovrebbe scendere in campo all’inizio del 2017. Chi lo conosce bene esclude che Gori possa trascurare il Comune di Bergamo proprio nei due anni conclusivi, quelli in cui dovrebbe raccogliere i frutti del lavoro fatto.
2 – Alessandro Alfieri, come spiega il post di Dagospia, sta lavorando da tempo alle elezioni. Il segretario regionale e consigliere regionale del Partito democratico ha lanciato il progetto “Verso Lombardia 18” con un tour in tutte le province lombarde per “costruire in modo condiviso il percorso che porterà alle prossime elezioni regionali”. La candidatura di Giorgio Gori spaccherebbe il Pd lombardo in modo netto.
3 – Vincere le elezioni regionali non è come vincere le elezioni a Bergamo, soprattutto se Maroni dovesse davvero portare a casa più autonomia con la battaglia referendaria. Il centrodestra ha vinto perfino dopo la rovinosa caduta di Formigoni nel 2013: batterlo in Lombardia sarà molto difficile per chiunque. E a Gori non piace perdere.
Perché SI’
1 – Da settembre il primo cittadino è diventato uno dei protagonisti del dibattito sull’autonomia, con l’obiettivo di non lasciare campo aperto alla Lega Nord e discutere nel merito alcune richieste da presentare al governo. Perché si è esposto così in prima persona? Forse proprio per poter ricoprire un ruolo di primo piano nel confronto che continuerà fino alle elezioni.
2 – Il sindaco di Bergamo ha avviato una importante collaborazione con i colleghi di Brescia, Mantova e Cremona per alcuni progetti come il riconoscimento di “Regione europea della gastronomia 2017”. Ogni primo martedì del mese i quattro primi cittadini si incontrano per condividere idee e buone pratiche amministrative. Proprio dalle città e dai territori, più che dall’interno delle istituzioni, potrebbe partire la rincorsa alla Regione.
3 – Negli ultimi anni Giorgio Gori è stato candidato, secondo indiscrezioni che si sono rivelate premature, a qualsiasi cosa: ministro e direttore della Rai su tutto. Diventando presidente della Lombardia Gori occuperebbe la prima fila della politica italiana dopo una sana gavetta amministrativa. Non sarà come passare da sindaco di Firenze a premier, ma il passo è comunque lungo.
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