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Il messaggio

Papa Francesco: Dove nasce Dio non c’è posto per l’odio

«Dove nasce Dio, nasce la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. Dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra».

Papa Francesco vive il tempo liturgico del Natale – che comprende anche le solennità di Maria Santissima madre di Dio (Capodanno) e dell’Epifania (6 gennaio) – ricordando a tutti l’unicità della fede cristiana: Dio che si è fatto bambino e uomo per salvare tutti gli uomini attraverso la sua passione, morte e risurrezione. Nell’Anno Santo straordinario della misericordia, il bene di Dio per l’uomo è sempre all’opera, anche se non fa notizia in televisione.
Il Natale è «giorno di misericordia nel quale Dio Padre ha rivelato all’umanità la sua immensa tenerezza. Giorno di luce che disperde le tenebre della paura e dell’angoscia. Giorno di pace, in cui diventa possibile incontrarsi, dialogare, riconciliarsi. Giorno di gioia grande per i piccoli e gli umili, e per tutto il popolo».
METTERSI DAL PUNTO DI VISTA DEI BAMBINI
Per amare Gesù Bambino è necessario mettersi dal punto di vista dei più piccoli e osservare il loro bisogno di essere protetti, accuditi, di voler sorridere e giocare: «Per crescere nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino» perché «vi è stato un tempo in cui, nella Persona divino-umana di Cristo, Dio è stato un bambino», allora è necessario «porre al centro della nostra vita Gesù».
Tanti Santi hanno coltivato una particolare devozione come Teresa di Lisieux che da monaca carmelitana volle portare il nome di Gesù Bambino.

BASTA STRAGI DEL TERRORE
Francesco si dice convinto che solo la misericordia di Dio può liberare l’umanità dalle tante forme , a volte mostruose, che l’egoismo genera: «La grazia può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili», come sono guerre e guerriglie in Siria, Libia, Medio Oriente, Africa subsahariana, Congo, Burundi, Sud Sudan, Ucraina, Colombia. Prega perché l’intesa raggiunta all’Onu «riesca quanto prima a far tacere il fragore delle armi in Siria e a rimediare alla gravissima situazione umanitaria della popolazione stremata. È urgente che l’accordo sulla Libia trovi il sostegno di tutti, affinché si superino le gravi divisioni e violenze che affliggono il Paese».
Chiede che l’attenzione della comunità internazionale faccia cessare «le atrocità in Paesi come Iraq, Yemen e Africa subsahariana, che mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano il patrimonio storico e culturale».
Ricorda le vittime delle efferate azioni terroristiche nei cieli d’Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi. Pace e concordia chiede «per le care popolazioni della Repubblica Democratica del Congo, del Burundi, del Sud Sudan, dell’Ucraina.

I MARTIRI, I RIFUGIATI, I DISOCCUPATI, I CARCERATI
Il pensiero e la preghiera del Pontefice va «ai nostri fratelli, perseguitati in tante parti del mondo a causa della fede. Sono i nostri martiri di oggi»; alle «schiere di uomini e donne privati della loro dignità e che, come il Bambino Gesù, soffrono il freddo, la povertà e il rifiuto degli uomini. Giunga la nostra vicinanza ai più indifesi, ai bambini soldato, alle donne che subiscono violenza, alle vittime della tratta delle persone e del narcotraffico, ai tanti che non hanno lavoro».
E «Dio sostenga l’impegno di quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e tutelare la dignità di ogni vita umana».

NEL 2015 OLTRE TRE MILIONI DAL PAPA
Come sempre, a fine anno, la Prefettura della Casa Pontificia rende note le cifre della partecipazione agli incontri con il Papa solo in Vaticano nel 2015. Dati approssimativi calcolati sulla base delle domande pervenute e dei biglietti (gratuiti) distribuiti dalla Prefettura e da una stima delle presenze all’Angelus/Regina coeli e alle celebrazioni in piazza San Pietro. Non sono conteggiate le visite a Roma, i viaggi in Italia (Napoli, Torino, Firenze), i viaggi internazionali: Sri Lanka, Filippine, Sarajevo, Ecuador, Bolivia, Paraguay, Cuba, Stati Uniti, Kenya, Uganda, Repubblica Centrafricana. Il totale di 3.210.860 è così distribuito: 704.100 persone alle 42 udienze generali, da un minimo di 17.500 nel gennaio 2015 a un massimo di 120.000 a ottobre; 408.760 alle udienze speciali, minimo a gennaio con 1.150 al massimo a giugno di 110.550; 513.000 mila alle celebrazioni liturgiche, dai 1.000 in novembre ai 110.000 ad aprile (non ci sono celebrazioni in luglio e agosto); 1.585.000 all’Angelus, dai 60.000 in luglio e in settembre ai 200.000 di maggio. Un andamento sicuramente maggiorato è prevedibile nel Giubileo straordinario, ma le cifre sparate dai media di 20-30 milioni appaiono decisamente iperboliche.

L’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE
Come i predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Papa Francesco promulgherà una esortazione apostolica sulla famiglia sulle conclusioni del doppio Sinodo dei vescovi, straordinario nell’ottobre 2014 e ordinario nell’ottobre 2015. Sui tempi il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, non si pronuncia ma crede che «non tarderà moltissimo. D’altronde il ferro si batte finché è caldo».
La segreteria del Sinodo organizzerà nel febbraio 2016 un seminario per specialisti in ecclesiologia e in diritto canonico per portare avanti la riforma del Sinodo avviata da Francesco.

A BERGOGLIO IL PREMIO CARLOMAGNO
Il Papa accetta il Premio Carlomagno della città tedesca di Aquisgrana: è una delle rare personalità non europee che lo riceve. Lo ricevette anche Giovanni Paolo II nel 2004. Nelle motivazioni si fa riferimento al discorso tenuto il 25 novembre 2014 all’Europarlamento di Strasburgo e al costante impegno per i diritti umani, la convivenza tra i popoli, i migranti, l’ambiente e contro la povertà. Francesco, che è contrario ad accogliere premi e onorificenze, lo accetta in via eccezionale, «per la pace e per chi si impegna per la pace in Europa e nel mondo: in questo momento in cui parliamo di “terza guerra mondiale a pezzi” lo ricevo per dedicarlo all’Europa come incoraggiamento a lavorare per la pace».

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