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Bergamo

Aule vuote, caloriferi accesi: il cattivo esempio delle scuole bergamasche

Nelle scuole superiori però la situazione è paradossale: gli studenti sono in vacanza, rientreranno dopo l'epifania, ma i caloriferi nelle aule sono rimasti accesi. L'abbiamo verificato “brevi manu”.

“Certo che sì”. Lo sguardo della bidella è tra il sorpreso e lo scocciato, eppure la domanda era molto semplice: “Sono accesi i caloriferi?”

Il dubbio era lecito dopo le temperature registrate nei giorni scorsi negli uffici pubblici bergamaschi. Ordinanza o non ordinanza, le caldaie hanno continuato a funzionare a pieno regime.

Nelle scuole superiori però la situazione è paradossale: gli studenti sono in vacanza, rientreranno dopo l’epifania, ma i caloriferi nelle aule sono rimasti accesi. L’abbiamo verificato “brevi manu”, letteralmente, in quattro tra le più grandi istituti di Bergamo: liceo Lussana, Secco Suardo, Vittorio Emanuele e Sarpi. In tutti e quattro gli edifici, nonostante l’emergenza smog che ha costretto Palafrizzoni a bloccare parzialmente il traffico con le targhe alterne, il riscaldamento è in funzione. E gli studenti? Al caldo delle proprie case.

Al liceo classico Sarpi, in città alta, sono riusciti a fare peggio. Nell’atrio principale un’impresa sta sostituendo gli infissi storici in legno, con conseguente enorme dispersione di calore, e le caldaie lavorano a ritmi forsennati per cercare di compensare.

Scuole superiori bergamasche

Le temperature delle scuole secondarie sono gestite direttamente dalla Provincia di Bergamo, che dà un cattivo esempio perfino nel palazzo di via Sora, cuore pulsante dei suoi uffici. Più si salgono le scale, più la temperatura aumenta fino ad arrivare anche a 25° con dipendenti costretti a stare in maniche di camicia. Una spiegazione c’è: “E’ vero, gli impianti sono accesi – spiega Jonathan Lobati, consigliere delegato e presidente facente funzioni (il presidente Rossi è qualche giorno in vacanza, ndr) -. In alcune scuole è possibile regolare nei diversi settori, quindi mantenere il minimo nelle classi e un livello normale dove lavorano i segretari. In altre invece gli impianti non consentono di differenziare, quindi dobbiamo accendere tutto. Ci rendiamo conto che è uno spreco, ma non possiamo fare altrimenti. Posso dire però che sta andando avanti con grande difficoltà la politica di ammodernamento degli impianti: la bolletta energetica è già scesa da 5 milioni a 3,5 milioni”.

Anche sugli uffici provinciali di via Sora non ci sono molte soluzioni. “Il sistema è vecchio, per cui per avere temperature decenti al piano terra è necessario avere tanti gradi in più ai piani superiori. E’ chiaro che sono indispensabili interventi strutturali a cui si dovrà pensare a breve non solo per diminuire i costi, ma anche per rispondere al problema inquinamento”. Nel frattempo, del sacrificio si sobbarcano i cittadini.

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