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La presentazione

Accademia Carrara, la direttrice Daffra: voglio un museo che renda vivo il suo tesoro

Emanuela Daffra vuole un "museo vivo", capace di rendere contemporaneo e vivo il suo tesoro e di parlare a pubblici diversi. Un museo dove appassionati e curiosi, studenti e famiglie, ma anche disattenti o disinteressati siano invitati a entrare e a scoprire.

Emanuela Daffra vuole un “museo vivo”, capace di rendere contemporaneo e vivo il suo tesoro e di parlare a pubblici diversi.
Un museo dove appassionati e curiosi, studenti e famiglie, ma anche disattenti o disinteressati siano invitati a entrare e a scoprire. Perché “in un museo di arte antica siamo tutti figli della diaspora. Davanti a Raffaello siamo tutti sbalestrati, distanti, non abbiamo chiavi per capirlo. E dunque i musei sono straordinari luoghi di dialogo e di apprendimento informale, dove si impara a governare la complessità. Il compito che abbiamo è di rendere concrete queste potenzialità”.

Si propone in modo affabile ed equilibrato, lontano da ogni sovrastruttura o retorica, la neodirettrice della Fondazione Accademia Carrara, chiamata a condurre l’istituzione museale da poco riaperta.

Tra le priorità del proprio mandato, una programmazione didattica non solo per le scuole ma anche per adulti e famiglie, “per la costruzione di un sapere anche non finalizzato, ma che dia piacere e nuove consapevolezze”. E poi “la pubblicazione del catalogo scientifico completo di tutti i dipinti”, oltre che dei cataloghi ridotti “di tutte le altre straordinarie collezioni che credo quasi nessuno abbia mai visto”. A questo scopo, la direttrice prevede esposizioni periodiche e pubblicazioni anche affidate a giovani studiosi, per immettere questi materiali nel circuito degli studi e renderli così accessibili a specialisti di altri discipline.

Il rilancio dell’istituzione culturale implica di “lavorare insieme per costruire il museo, rinsaldando i rapporti tra tutte le forze di buona volontà della città”. Una scommessa di cui si dice sicura, perché “Bergamo è una città che di energie e di passioni ne ha tantissime”.

Tra le precedenze, senz’altro la visibilità: “I primi interventi li farei su aspetti di comunicazione, lavorando sul sito per arricchirlo e rivedendo alcuni aspetti degli apparati didascalici della pinacoteca, nell’ottica di un museo il più possibile aperto e accessibile a tutti”.
Ed entro la primavera, un evento che ruoti intorno a un capolavoro privato: “Mi piacerebbe celebrare la tradizione collezionistica della città convincendo uno dei grandi collezionisti che ancora ci sono a depositare in Carrara un’opera importante per una mostra temporanea”.

Ci sono poi gioielli del museo che hanno in sé immensi potenziali per il rilancio del nostro patrimonio. E’ il caso della Madonna col Bambino del Mantegna, esemplare molto raro di una tecnica particolarissima, la tempera, “che i secoli e i restauratori si sono incaricati di distruggere nella maggior parte delle opere che sono state restaurate e verniciate”: la proposta della direttrice è quella di riunire i quattro esemplari a tempera del Mantegna, chiedendo in prestito le opere dagli USA e dalla Francia.

A proposito di prestiti, un tema sempre spinoso per conservatori e direttori, la priorità resta la tutela e la conservazione, “ma se un’opera può viaggiare e non rischia e il richiedente è un museo importante con cui si possono creare rapporti di collaborazione, e che magari in cambio dell’opera ne dà una di difficile visione, normalmente questi sono buoni motivi per considerare il prestito”. Valutato il valore scientifico della mostra per cui le opere vengono richieste, occorrerà dichiarare nel regolamento del museo “se ci sono dei non prestabili per ragioni conservative o per ragioni identitarie. E non so quale potrebbe essere il dipinto che è l’icona del museo”.

La nuova Carrara dei dj-set e dei concerti rock lanciata negli scorsi mesi non le dispiace, a patto che “non diventi un pretesto” e che il pubblico delle discoteche “entri nelle sale del museo, per scoprire che poi non è male”.
In questa direzione, di contaminazione tra le arti, si pone anche la rilettura di alcune parti del museo affidata a “curatori anomali”, non storici dell’arte, purché attenti e sensibili, per far emergere sguardi diversi e “per fare saltare fuori cose che normalmente gli storici dell’arte non vedono più o che non si leggono attraverso i libri di settore. Per cui si potrebbe scegliere ad esempio un grande direttore delle luci cinematografico, uno scrittore, un regista”.

In ogni caso, una delle carte vincenti da giocare per rendere il museo sempre più contemporaneo e vivo, per la direttrice è “sfruttare quello che già c’è”.
E a tal proposito sottolinea, con grande convinzione, l’importanza delle guide della Carrara, “un patrimonio eccezionale che viene incontro alle esigenze del pubblico più attento agli aspetti storico artistici”, così come i responsabili della didattica e i mediatori culturali della Gamec sono “una sfida straordinaria” anche per un museo d’arte antica.

Infine, sul piano degli investimenti, i privati “sono i benvenuti”, perché “in tutti questi anni ho potuto vedere che davanti a una buona idea il privato la sosteneva sempre, soprattutto se l’idea non dà prodotti effimeri, ma che durano nel tempo”.
Anche sotto questo aspetto Emanuela Daffra si dice “straordinariamente fiduciosa”, basta che le condizioni siano chiare: “E’ fondamentale che ci sia una committenza da parte della fondazione molto chiara e precisa, che garantisca anche i diversi ruoli”.

 

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