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Il lutto

Morto Licio Gelli, Gran Maestro della Loggia P2

E’ morto nella sua villa ad Arezzo Licio Gelli, 96enne, una vita passata tra segreti e oscure trame. Si è portato via con sé innumerevoli segreti mai confessati, segreti che riguardano la loggia massonica P2 e quelli ad essa collegati, come la trattativa Stato-mafia, il depistaggio per la strage di Bologna e il crac del Banco Ambrosiano.

La figura losca di Licio Gelli esce in pubblico il 17 marzo 1981, quando in un controllo nella sua azienda di materassi a Castiglion Fibocchi, legata alle indagini tenute dai giudici istruttori Gherardo Colombo e Sergio Turone sulla scomparsa del banchiere Michele Sindona, invece di trovare una lista di 500 imprenditori che avevano esportato capitale all’estero trovarono, all’interno di una valigia, un elenco di iscritti alla loggia segreta massonica Propaganda 2.

Una lista di nomi di 962 persone, persone che ricoprivano i più svariati ruoli nell’Italia dell’epoca: da due ministri allora in carica (Enrico Manca del PSI e Franco Foschi della DC) si passa a 208 ufficiali, 18 alti magistrati, 49 banchieri, 44 parlamentari, 120 imprenditori, 27 giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo come Silvio Berlusconi (all’epoca non ancora in politica) e Maurizio Costanzo.

Da quei nomi emerse che Gelli era il Gran Maestro di questa loggia massonica che aveva avuto legami con moltissimi personaggi coinvolti negli ultimi vent’anni di attività sovversive di destra, dal principi Junio Valerio Borghese (autore del famoso colpo di Stato del 7-8 dicembre 1970) a molti dirigenti dei servizi segreti italiani (da Vito Miceli del SIOS – Servizio informazioni operative e situazione a Giulio Grassini del SISDE – Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica).

Da allora il personaggio di Licio Gelli fu affiancato ad episodi tragici della storia dell’Italia, dal finto rapimento di Michele Sindona del 1979 al crac del Banco Ambrosiano del 1982, passando per la Strage di Bologna dell’agosto 1980 che si portò via 85 vittime e più di 200 feriti. Uno scandalo di dimensioni colossali, che portò alle dimissioni del presidente del Consiglio Arnaldo Forlani e alle successive elezioni del repubblicano Giovanni Spadolini.

Da allora la vita di Gelli non fu più la stessa. L’inchiesta sulla P2 lo portò in carcere nel 1982, prima a Ginevra e poi a Champ Dollon, dove riuscì ad evadere nell’agosto del 1983. Il 21 settembre si costituì di nuovo a Ginevra, fu estradato in Italia e nel febbraio 1988 ottenne la libertà provvisoria per motivi di salute. Nel 1988 la Cassazione confermò la condanna a 12 anni per il crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.

Una vita fatta di oscuri segreti, trame pericolose e personaggi chiave dell’allora Prima Repubblica italiana. Se ne è andato a 96 anni, portandosi con sé tutto questo. Villa Wanda rimarrà negli occhi degli italiani il centro di tutte queste trame oscure.

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