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Il romanzo

Autobiografia di un muro Una storia nelle storie di Lorenzo Lotto

"Autobiografia di un muro. Un storia nelle storie di Lorenzo Lotto" il nuovo romanzo di Fernando Noris. A che cosa serve l'arte? E' questo l'interrogativo sotteso al primo romanzo dello storico dell'arte Fernando Noris, che sarà presentato lunedì 30 novembre alla Sala Traini del Credito Bergamasco, in via Francesco d'Assisi, 8 a Bergamo.

"Autobiografia di un muro. Una storia nelle storie di Lorenzo Lotto" è un romanzo per ragazzi che parla d’arte, di scuola, di teatro, di storia, di intrecci di vita e di culture. Un’opera prima sul piano letterario di un autore che al suo attivo ha monografie d’arte, pubblicazioni storico-artistiche, consulenze e produzioni didattiche, organizzazione di grandi eventi espositivi. Una piccola grande sfida di un ex professore che crede nelle potenzialità formative dell’arte e nella passione per la cultura.

Fernando Noris ce ne parla in anteprima.

Una classe multietnica, un dipinto del Cinquecento, una festa di fine anno. Come nasce il plot?

"Con questo libro saldo un debito nei confronti di tutti gli allievi che ho avuto in quarant’anni di scuola. Ogni volta che accompagnavo gli studenti a vedere gli affreschi di Lotto a Trescore mi accorgevo che quei muri erano una grande palestra di esercitazione mentale, intellettuale, ma anche emotiva, per la ricchezza e la forza dei riferimenti alla storia, alla religione, alla vita sociale del tempo. E mi riproponevo che prima o poi avrei messo per iscritto qualcosa a loro disposizione, che rimanesse negli anni, su quelle esperienze, ma non ho mai avuto il tempo di farlo. Adesso finalmente sì. Però non ho voluto scrivere un bigino di storia dell’arte, ma mettere insieme piuttosto una narrazione, utilizzando come protagonista una classe in cui anche i miei allievi potrebbero ritrovarsi".

Parole e immagini. Qual è la formula narrativa?

"Il libro è un romanzo per ragazzi, rientra nella logica dei testi che si usano nelle scuola, con una differenza: questo volume non ha alcun supporto o apparato di analisi che violenta la lettura.Il termine di riferimento è una classe di seconda media, in cui si affronta il Cinquecento. Ho pensato di affiancare un racconto visivo a quello verbale, però riprodurre le fotografie del dipinto di Lotto mi pareva un’operazione piuttosto banale e piatta. Sono quindi dei disegni ad accompagnare le pagine: si tratta di sequenze grafiche tracciate da Weena Visini (artista formatasi all’Accademia di Brera ndr) che trascrivono l’opera di Lotto con tratto moderno ed efficace".

In copertina una gruccia, una piuma, un mattone.

"E’ un’opera che si trova nel Gotland Museum di Visby, in Svezia, da cui abbiamo ottenuto in prestito l’immagine. Il concetto è che la leggerezza dello scrivere è pari alla pesantezza delle cose. Ovvero, parola e realtà quotidiana sono importanti alla stessa maniera, la levità della poesia e la pienezza della quotidianità. Mi è parso molto interessante che questo si trovi in un museo scientifico. Inutile dire, poi, che per l’"autobiografia di un muro" l’icona si sposava perfettamente perché l’autobiografia è la penna che scrive, e il muro è il mattone che lo forma".

In tempi di tensione tra culture ed etnie, il soggetto sacro non è un problema?

"Ho avuto anch’io classi multietniche, naturalmente. Eppure leggere a scuola "La legenda aurea" di Jacopo da Varazze o il "Cantico delle Creature" di Francesco d’Assisi si è rivelato spesso un’esperienza straordinaria. Ricordo che una mia alunna di fede islamica mi lesse un passo del Corano che secondo lei rispecchiava esattamente il saluto alle stelle, alla luna, al cielo, del Cantico di frate Sole. Anche il Cristo Vite con le storie di Santa Barbara sono un grande veicolo culturale. Nel libro i personaggi sono tutti inventati, ma si rifanno all’esperienza di ragazzi che ho avuto come alunni, con la loro creatività, le loro baruffe, le loro insofferenze reciproche, anche etniche e religiose. Eppure se i ragazzi li si appassiona, li si fa emozionare, allora si scopre che davvero l’arte può unire gli intenti, gli interessi e le persone".

L’arte antica può ancora sorprendere?

"Soprattutto i ragazzi: è una cosa magnifica assistere all’evoluzione dei giovani a quell’età. Nella vicenda del libro si inseriscono anche personaggi che non appartengono alla classe di studenti, ci sono adulti con ruoli diversi, tra cui anche una veggente, Barbarina la pazza. La quale diventa protagonista di rivelazioni e misteri legati alla storia del pittore e dei suoi dipinti. Gli allievi, in vista dell’allestimento di uno spettacolo teatrale che metta in scena la storia di santa Barbara, lavorano tutto l’anno approfondendo diversi aspetti del dipinto e delle vicende narrative che vi si illustrano. Nel finale ci sarà un’evoluzione drammaturgica con sorpresa, che è poi la parte sostanziale del romanzo. E la storia, invece di chiudersi, suggerisce nuovi, possibili inizi".

Il libro, pubblicato da Grafica e Arte, sarà presentato lunedì 30 novembre a Bergamo nella sala Traini del Credito Bergamasco (via San Francesco, 8) alle 18.

Interverranno Angelo Piazzoli, segretario generale Fondazione Credito Bergamasco e Fernando Noris.

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