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Istruzione

Anna: “La mia Thailandia tra contrasti e scoperte conosciuta con Intercultura”

Anna Crotti, 17 anni di Sorisole, da quattro mesi e mezzo si trova in Thailandia con Intercultura. Scrive a Bergamonews della sua esperienza e rilegge rapporti personali e giudizi da un'altra prospettiva, anche religiosa.

Chi non ha mai pensato di trasferirsi all’estero, creandosi una vita completamente nuova, rimettendosi in discussione in una nuova cultura e riscoprendosi in una diversa prospettiva? Forse nessuno, e anche io, una ragazza di 17 anni, l’ho sognato.

Immaginavo di partire, non mi interessava se a saltellare con un canguro australiano o a gustarmi l’asado argentino, e ora, grazie a una borsa di studio Intercultura, mi trovo in Thailandia.

Mi starete immaginando scrivere in una spiaggia tropicale, o alla lettura di questa nazione, vi sarete domandati come fosse possibile che mi avessero lasciato partire per un paese così arretrato e pericoloso, famoso per il turismo sessuale, in cui molte libertà vengono negate, monarchico e sotto regime militare. Ed è proprio per per sconfiggere questi stereotipi e pregiudizi, che mi trovo qui, in una nazione e cultura completamente diversa; perchè ovviamente tutte queste realtà esistono (come la mafia, la pizza e Berlusconi) e non vanno ignorate, ma se ci si ferma solo a questo si rimane rinchiusi nella propria ignoranza.

Oggi, nonostante nella mia testa appaia inconcepibile, è una caldissima giornata di novembre, ed esattamente fra un mese sarò nuovamente sull’aereo che impaurita mi ha portato fino a qui, ma purtroppo, ora nella direzione opposta.

Sono passati quattro mesi e mezzo, da allora con molta pazienza sono riuscita ad accettare molte delle numerose differenze e contraddizioni di questa nazione estremamente patriottica e dalla disciplina disorganizzata.

In Thailandia infatti, come ci si aspetta da uno stato monarchico e asiatico, esiste un elaborato Sistema di regole, in cui il rispetto e la formalità sono fondamentali, tuttavia, a differenza di molte altre nazioni viene vissuto come estrema tranquillità e leggerezza.

Un esempio ecclatante avviene a scuola, dove con i professori si istaura un rapporto di complicità, in cui è normale scherzare, spesso anche durante le lezioni, ma nello stesso tempo, nel momento in cui gli si vuole parlare, e loro sono seduti su una sedia, devi sederti a terra per mantenerti a un livello più basso. Tranquillità che spesso, specialmente dopo l’attesa quotidiana di un ritardo da 30 minuti a un’ora e mezza, da noi occidentali abituati a un mondo frenetico senza sosta che lascia indietro chi vuole, o ha bisogno, di respirare una volta in più, viene scambiata per superficialità.

La religione prevalente, nonostante si possano trovare anche chiese, ovviamente non è quella cattolica, ma buddista. Sto parlando di religioni semplicemente perchè è una sfaccettatura che caratterizza la società stessa: non si puo credere di conoscere la cultura thailandese se prima non se ne accettano i contrasti, difatti il clima quieto in cui vivono la propria vita è anche dovuto a tradizioni religiose. Nonostante il buddismo sia la religione più sviluppata, è comune incontrare persone di tutte le credenze, specialmente mussulmana.

Mi capita spesso di vivere situazioni in cui ci si sente davvero parte di un unico mondo, in cui le differenze di razza, religione, orientamento sessuale e tutte le differenze che ci costringiamo ad etichettare, abbiano solo il potere di unire e aquistano un incredibile valore.

Una di queste situazioni che mi ha felicemente colpito è stata quando, in un tempio cinese, sono entrati cinque ragazzi del tutto normali: io, un buddista e 3 mussulmani…nessuna bomba, insulti o litigi, dei semplici ragazzi. In quel momento mi sono sentita davvero parte di un unico mondo, un mondo in cui le differenze venivano considerate valori e non difetti da eliminare, nascondere o di cui vergognarsi: eravamo fieri del nostro essere, ma in tutto questo desideravamo conoscere prospettive diverse, per poter rafforzare o modificare la nostra.

La Thailandia è una nazione difficile da capire, soprattutto per la moltitudine di contrasti, e ha bisogno di tempo per essere compresa per non essere semplificata incorrettamente, ma proprio per questo può darci molto, e solo dopo averla davvero vissuta a pieno potremo capire ciò che quel famoso e misterioso sorriso nasconde.

Mi scuso per il mio italiano, ma il vivere all’estero comporta anche il dimenticarsi parzialmente la propria lingua madre.

Un saluto a tutti e un augurio a tutti i ragazzi che stanno per intrapprendere questo percorso.

Anna Crotti

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