E’ accusato di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale Alali Faowaz, 30 anni, il più vecchio dei due siriani bloccati a Orio al Serio giovedì 19 novembre con documenti falsi e rinchiusi nel carcere di Bergamo.
Insieme a lui un connazionale di 19 anni, che resta anch’esso in cella.
I due volevano raggiungere Malta e i loro passaporti dicevano rispettivamente cittadino austriaco e cittadino norvegese. Gli agenti dello scalo bergamasco, procedendo a una verifica, avevano scoperto che parlavano solo arabo ed erano in realtà di nazionalità siriana.
Sui cellulari, inoltre, avevano immagini inequivocabili, di guerra e riconducibili all’Isis. Proprio da una di queste immagini, venerdì 27 novembre è scaturito il fermo del 30enne da parte di Silvia Bonardi, pubblico ministero della Dda di Brescia: sul suo smartphone è stato rinvenuto uno scatto che lo ritrae con una divisa dell’Isis (anche se da vigile urbano, come si è difeso lui).
Gravi indizi di colpevolezza e pericolo di fuga sono i motivi posti a sostegno del fermo.
Oggi, sabato 28 novembre, è previsto l’interrogatorio in carcere per la convalida del fermo, da parte del gip Ezia Maccora.
Faowaz aveva dichiarato dopo l’arresto di non appartenere alle milizie delI’Isis, anzi di essere contrario al Califfato e di essere disposto ad andare in tv per dire quanto sia dannoso per il suo popolo. Diceva di essere andato via dal suo Paese proprio per sfuggire a questo movimento.
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