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Accoglienza diffusa dei profughi in Bergamasca Firmano solo 22 sindaci – Video

Sono solo 22 i sindaci che martedì sera in Provincia hanno firmato il protocollo di “libera accoglienza diffusa” che dà avvio alla “fase 2” dell'emergenza profughi.

Sono solo 22, sui 242 totali della provincia di Bergamo, i sindaci che martedì sera in Provincia hanno firmato il protocollo di “libera accoglienza diffusa” per dare avvio alla “fase 2” dell’emergenza profughi.

L’obiettivo è dare ospitalità a piccoli gruppi di richiedenti asilo ampliando la disponibilità del territorio oltre alla soluzione adottata finora. Molte amministrazioni, nonostante il lavoro di convincimento portato avanti negli ultimi giorni, hanno deciso di non esporsi. Potrebbero farlo nelle prossime settimane, come anticipato dai promotori del protocollo durante la cerimonia della firma. “Alcuni mesi fa di fronte all’arrivo giornaliero di richiedenti asilo in provincia abbiamo pensato una modalità di accoglienza diversa – spiega Marzia Marchesi, presidentessa del coordinamento degli enti locali per la pace -. Siamo convinti che accogliere in modo diffuso ha un doppio vantaggio: c’è più integrazione con la cittadinanza e, in più, vivere in piccoli gruppi responsabilizza gli stessi richiedenti asilo. Abbiamo coinvolto diverse istituzioni e siamo arrivati a redigere documento dive sono definite le linee guida”.

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Ecco le amministrazioni che hanno firmato Bergamo, Alzano, Arcene, Arzago, Boltiere, Lurano, Mapello, Casazza, Cenate Sopra, Cividate, Costa Mezzate, Curno, Dalmine, Levate, Osio Sotto, Paladina, Ponteranica, Ranica, San Paolo d’Argon, Scanzo, Villa di Serio e Valbrembo.

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori auspica che anche altri amministratori possano aderire presto: “Intorno a noi è nato un coagulo positivo di istituzioni che vengono soprattutto dal terzo settore. Non siamo in molti, anche se altri Comuni sono pronti a firmare nei prossimi giorni e anche se sappiamo che ci sono amministrazioni che non firmano, ma sono disponibili ad accogliere profughi e lo stanno già facendo. L’obiettivo è svuotare i contenitori di prima accoglienza, preparando una strada di integrazione. Sento il dovere di ribadire che chi pensa di spaventarci sbaglia. La nostra reazione non è di chiusura. La nostra è cultura dell’apertura, della generosità, dell’accoglienza”.

Il presidente della Provincia Matteo Rossi lancia un messaggio anche agli altri sindaci: “Qui c’è una risposta concreta: ci sono primi cittadini che si fanno carico di alleggerire chi in questi mesi ha dato di più. E’ una risposta di solidarietà del territorio tra i Comuni. Rispetto tutte le posizioni, ma non si può fare a meno di dire che non si possono chiudere gli occhi. Dire di no non risolve le cose. La denuncia del problema da sola non migliora di una virgola la gestione del problema. Bisogna sporcarsi le mani. Chi giustamente dice "prima gli italiani" deve sapere che questi sindaci e queste associazionin sono impegnati ogni giorno in prima linea per rispondere ai bisogni dei cittadini, ma ora si tratta di allargare la solidarietà”.

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