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Sognare non costa nulla, questa Atalanta ha cuore e soprattutto carattere fotogallery

L'analisi del nostro Alberto Porfidia sulla splendida vittoria dell'Atalanta in casa contro la Lazio.

Cuore e ragione. L’Atalanta si riprende il fortino del Comunale: con il cuore, perché provate a riavvolgere il nastro e domandarvi in quanti avrebbero creduto nella vittoria, alla fine del primo tempo con la Lazio. Già il pareggio sembrava tanta manna, alla luce di com’erano andati i primi 45’, con la squadra di Pioli largamente superiore. Poi invece… Metteteci un po’ di presunzione dei laziali, convinti di avere già in mano la partita. Ma soprattutto la voglia, il carattere dei nerazzurri: potevano essere in ginocchio alla fine del primo tempo, battuti e rassegnati. Hanno limitato i danni e, grazie anche a un pizzico di fortuna nell’azione dell’autogol-pareggio, hanno iniziato la rimonta. Con la ragione di un tecnico che conosceva benissimo i suoi avversari e ha saputo piazzare le mosse, prima Raimondi e poi D’Alessandro, per aggredirli e far saltare la difesa di Marchetti. Certo la vittoria dell’Atalanta non è solo figlia di Edy Reja.

Perché lui per primo vi dirà che contano sì i moduli, ma soprattutto lo spirito con cui i giocatori li interpretano. “E in campo ci vanno loro”, ha aggiunto il tecnico nel dopopartita. C’è la firma di Gomez che manda in confusione Basta e lo costringe all’autogol e poi sempre il Papu realizza un gol capolavoro, non meno bello rispetto al gol-impossibile segnato da calcio d’angolo. Ma c’è anche l’impronta di uno Stendardo combattente con elmetto e baionetta, contro i suoi ex compagni, lui che era al rientro da titolare per la squalifica di Toloi. E anche la condizione invidiabile di una squadra che, è vero, a Torino era quasi non pervenuta, come assente ingiustificata.

Paralizzata di fronte ai campioni (ancora non per molto, se vanno avanti di questo passo). Non che si sia risparmiata pensando alla Lazio, però sotto la pioggia e su un campo molto pesante le energie sembravano  moltiplicate. Adesso viene facile la battuta che la Juve ha pagato a Sassuolo lo sforzo della vittoria sull’Atalanta, sicuramente continuano a stupire i cinque punti di differenza sui bianconeri. Non meraviglia, a questo punto, la forza dei nerazzurri al Comunale: quattro vittorie e un pareggio su cinque partite in casa, come Roma, Napoli e anche la Sampdoria. Ha fatto meglio la Lazio, cinque vittorie su cinque, ma la squadra di Pioli dovrebbe andare dallo psicologo per capire il senso di questi risultati. Torniamo ai nostri eroi.

Se il successo sul Carpi era stato rotondo, netto e spettacolare, quello sulla Lazio è tanto bello quanto sorprendente. Non impossibile, d’accordo, se guardiamo alla tabella di marcia: i romani in trasferta avevano vinto solo a Verona e perso le altre sfide. Eppure a Bergamo avevano dato una tale dimostrazione di superiorità che per loro sembrava tutto facile, almeno nel primo tempo. Poi la saggezza di Reja, la classe del Papu, la capacità di reazione di tutta la squadra hanno dato il la alla rimonta. Per una vittoria che di nuovo fa parlare di Europa, è presto per dirlo, ma sognare non costa nulla guardando una classifica esaltante, inutile nascondersi con 17 punti a metà del girone di andata. Il bello è che parlano i risultati, ma anche le prestazioni: questa Atalanta piace molto, perché se è vero che il pubblico bergamasco è abituato bene, se è vero che qui la serie A è di casa come in nessun’altra realtà di provincia (54 campionati, la metà degli anni compiuti pochi giorni fa dalla società nerazzurra), è anche vero che non è poi così difficile conquistare i tifosi. Se affronti ogni avversario con grande intensità e concentrazione, che si chiami Carpi o Lazio e sai quel che devi fare, qualcosa di buono si realizza. Certo poi il calcio non è matematica, ma è bello anche per questo, altrimenti forse l’Atalanta non riuscirebbe mai a superare la Lazio.

Comunque la bellezza di questa squadra (godiamocela come i fantastici gol che ci regala) riesce a farci dimenticare anche i dualismi di inizio stagione: Pinilla o Denis? Stendardo o Toloi? Cigarini e Carmona o…? Basti dire che il Tanque ha giocato finora quattro partite e segnato un gol, Pinilla otto partite e tre gol, Gomez tre gol e due assist in dieci partite. Ieri eravamo Denis-dipendenti, se non segnava lui l’Atalanta si fermava e va ringraziato, perché tante volte si è preso la squadra sulle spalle e l’ha portata fuori dai problemi. Denis farà ancora gol, magari già a Bologna lo rivedremo: tre partite in una settimana pesano e qualcosa cambierà. Ma oggi questa è un’altra Atalanta, che cammina anche senza di lui. Anzi, corre, come la Dea (o ninfa) della mitologia.

Alberto Porfidia

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