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Il caso

Vaprio, vittima un 22enne albanese già espulso: dubbi su ricostruzione del 65enne

Gli inquirenti hanno identificato grazie alle impronte digitali la vittima: si tratta di un 22enne albanese già noto alle forze dell'ordine e rientrato in Italia illegalmente dopo l'espulsione. Intanto i rilievi della scientifica mettono in dubbio alcuni punti della ricostruzione del pensionato.

“La difesa è sempre legittima”: lo slogan è scritto a caratteri cubitali su un lenzuolo appeso alla villetta di via Luigi Cagnola a Vaprio d’Adda dove nella notte tra lunedì e martedì un pensionato di 65 anni, Francesco Sicignano, ha sparato e ucciso un 22enne albanese, Gjergi Gjonj, che si era introdotto nella sua proprietà.

Ma se in un primo momento l’accusa sembrava potesse essere quella di eccesso colposo in legittima difesa, poi la Procura di Milano, con il sostituto procuratore Antonio Pastore e il procuratore aggiunto Alberto Nobili, ha optato per l’omicidio colposo: ancora troppi i dubbi da chiarire, a partire dall’esatta dinamica.

Dai rilievi della scientifica iniziano ad emergere le prime ricostruzioni: il colpo sparato dal 65enne è arrivato dall’alto verso il basso, dritto al cuore del 22enne, frontalmente come ha raccontato il pensionato, ma nessuna traccia di sangue è stata trovata all’interno della cucina. Sono state trovate, invece, sulle scale esterne dove i carabinieri hanno rinvenuto il corpo senza vita della vittima: la Procura ha disposto l’autopsia sul cadavere, in programma per lunedì 26 ottobre all’istituto di medicina legale di Milano.

Intanto dall’esame delle impronte digitali gli inquirenti sono stati in grado di risalire all’identità della vittima: non un 28enne rumeno come era emerso nelle prime ore ma un 22enne albanese, già noto alle forze dell’ordine per numerosi precedenti di polizia, elemento che spiega anche il fatto che per introdursi nella villetta di via Cagnola si sia infilato dei calzini sulle mani.

Arrivato in Italia nel 2012, l’anno successivo, ad appena 20 anni, era stato raggiunto da un’ordinanza di carcerazione insieme ad altri 6 connazionali, accusati dai carabinieri di Treviglio di essere membri di un’organizzazione criminale che gestiva il racket della prostituzione nelle piazzole della ex statale 525 tra Osio Sopra e Boltiere, spacciava cocaina e si era resa protagonista anche di qualche furto in appartamento.

Espulso, era rientrato illegalmente nel nostro Paese e risultava senza fissa dimora: in realtà gli inquirenti pensano che si fosse stabilito a casa della fidanzata, una connazionale residente a Trezzo sull’Adda, che nel pomeriggio di martedì si era presentata al locale comando dei carabinieri per denunciarne la scomparsa.

In quella zona e nella Bassa Bergamasca i carabinieri stanno concentrando gli sforzi per trovare anche i due complici che, secondo le testimonianze del 65enne e dei vicini, sarebbero stati con lui la sera in cui è rimasto ucciso.

Intanto Francesco Sicignano ha rilasciato le prime dichiarazioni a Sky Tg 24: "Io non posso dire nulla, posso solo rammaricarmi di quello che è successo perchè effettivamente è sempre un ragazzo di 22 anni. Non sono solo io qui, il problema sono tutti perchè noi qui dormivamo con le porte aperte, fino a qualche anno fa dormivo con le finestre aperte, dal 2008 ho cominciato a dormire con la pistola sul comodino". 

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