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L'assemblea

Ubi Banca diventa Spa con una maggioranza bulgara Ma 5 consiglieri dicono no fotogallery

L’Assemblea dei Soci di Ubi Banca in assemblea straordinaria ha approvato la trasformazione in Società per azioni ed adottato il nuovo testo statutario. Su 5.032 soci (circa 2.500 presenti fisicamente), rappresentanti il 20,91% del capitale sociale; i voti a favore sono stati 4.975 rappresentanti il 20,88% del capitale sociale e il 98,87% dei voti espressi. I voti contrari sono stati 26, gli astenuti 31. Tra questi spiccano cinque componenti del Consiglio di Sorveglianza: Resti, Gallarati, Zucchi, Agliardi e Cividini.

Che cos’è una banca? E che cosa la caratterizza? Forse è da qui, da questa domanda, che si deve partire al termine dell’assemblea dei soci di Ubi Banca che si è svolta alla Fiera di Brescia sabato 10 ottobre. La risposta sta nella saggezza della 85enne Alma Vitale, maestra in pensione: “Non ci capisco molto di trasformazioni, ma mi fido di Massiah e lui non ci tradirà”. Una dichiarazione d’amore bancaria basata sulla fiducia. Su quel sentimento che è fondamentale ed indispensabile per un istituto bancario.

E i 5.032 soci di Ubi Banca presenti a Brescia il 98,87% (4.975) ha dato il via libera alla trasformazione da società cooperativa a società per azioni della banca, come ha chiesto il Governo Renzi. Un plebiscito, una valanga di voti, una votazione bulgara. Ci sono una manciata di voti – 26 contrari e 31 astenuti – che sembrerebbero una tara legittima dell’assise, se non fosse che tra di loro spiccano i nomi dei membri del Consiglio di Sorveglianza. La lista minoritaria capitanata da Andrea Resti è rimasta ancorata al voto contrario. Una disobbedienza che non si spiega, anche perchè la misura di passare a società per azioni è imposta da Leggi Italiane, non dal volere dei vertici della banca.

E così Andrea Cesare Resti, Marco Giacinto Gallarati e Maurizio Zucchi si sono astenuti, mentre hanno espresso voto contrario Dorino Mario Agliardi e Luca Vittorio Cividini.

Eppure quest’assemblea straordinaria traccia la strada del mondo bancario italiano, Ubi Banca è la prima della classe a tagliare il traguardo con uno statuto che ha avuto via libera dalla Banca d’Italia e che rientra in pieno in quel pacchetto di riforme che chiede l’Europa e che il Paese deve fare.

Guardare al passato sembra anacronistico.

Lo rimarca bene il socio avvocato Federico Caffi nel suo intervento (leggi qui). Aspettare i ricorsi del Tar e tentennare nella scelta sarebbe costato alla banca troppo, agli investitori – leggi i soci – moltissimo.

Ora si dovrà attendere lunedì, quando i mercati riapriranno e vedere se quella fiducia espressa con larghissima maggioranza dall’assemblea straordinaria trova lo stesso riscontro anche su Piazza Affari. Victor Massiah, consigliere delegato, non si sbilancia: “A Boston non riescono a capire un ricorso al Tar, i mercati generalmente sono più prudenti e fare previsioni è difficile”.

La pioggia di voti favorevoli sul nuovo statuto è spiegata così da Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di Sorveglianza: “I soci erano preparati, hanno capito la portata storica di questo passaggio ed erano ben informati anche grazie agli incontri che abbiamo svolto a Bergamo, Brescia, Milano, Cuneo e in collegamento con Varese e Valle Camonica – afferma Moltrasio –. Sono soddisfatto, ora guardiamo avanti”.

E subito sull’agenda c’è il capitolo fusioni e le prossime elezioni in calendario la primavera prossima, quando ci sarà il rinnovo dei consigli di gestione e di sorveglianza.

Sulle fusioni Moltrasio, Polotti e Massiah hanno dichiarazioni praticamente univoche: “Abbiamo incontrato tutti, parlato con tutti e siamo disponibili con tutti”.

In sintesi il valzer dei corteggiamenti è già iniziato, per ora Ubi sa di scendere in pista e di poter scegliere la dama più bella, visto il capitale che detiene.

“Poi ci sono i prezzi, comprare a inizio stazione ha un prezzo e poi ci sono i saldi” nicchia Massiah che conclude con un “vedremo” più fumoso di un oroscopo.

In merito al rinnovo dei vertici di Ubi Banca la prossima primavera, Moltrasio taglia corto: “Mi hanno chiamato, non mi sono mai proposto. Se i soci ritengono che debba rimanere, resterò come sto facendo ora: per il bene della banca. Altrimenti non mi mancano progetti e idee anche fuori da Ubi Banca”.

L’ingegnere non si scompone più di tanto. Sa di aver comunque portato a casa nella giornata di sabato 10 ottobre un primato: Ubi Banca è la prima popolare a tagliare il traguardo e ad essersi trasformata in Spa. Non è roba da poco.

Il breve periodo sul quale si basa la cronaca economica non gli riconosce il giusto merito, ma sul lungo periodo, la Storia lo annovererà tra i grandi protagonisti della banca.

Intanto incassa le congratulazioni del gotha imprenditoriale e dei piccoli risparmiatori.

E non è poco. Perché per una banca, la fiducia è tutto.

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