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La testimonianza

Internazionalizzare, Albini in Egitto: “Decisivo gestire tutto il ciclo produttivo”

Stefano Albini, direttore amministrativo e finanziario di Albini Group, racconta l'esperienza internazionale della sua azienda, con particolare focus sul Nord-Africa e gli insediamenti in Egitto: dalle, poche, difficoltà iniziali a una scommessa vinta a 360 gradi.

Quando nel 2008 tutto il mondo pensava a insediarsi in Cina e India, Albini Group ebbe un’intuizione vincente: assecondando sì la necessità di produrre a costi più bassi ma anche quella della vicinanza con le materie prime di altissima qualità e la volontà di controllare interamente il ciclo produttivo, nel 2009-2010 decise di aprire due unità produttive in Egitto, nella zona di Alessandria.

Una scelta coraggiosa e non priva di difficoltà, soprattutto nella fase di start up con la costruzione di una tessitura e una tintoria nel bel mezzo del deserto e con la non semplice formazione del personale locale: tutti argomenti trattati dal direttore amministrativo e finanziario Stefano Albini durante l’incontro del ciclo “Internazionalizzarsi per competere al meglio 2.1” organizzato da Confindustria Bergamo in partnership col sistema bancario.

Reduce da un forte periodo di contrazione del fatturato, passato dai 175 milioni del 2007 ai 101 del 2009, Albini Group ha deciso che l’internazionalizzazione, processo per altro già avviato con l’apertura di due stabilimenti in Repubblica Ceca, doveva fare un ulteriore passo in avanti: “Volevamo un’esperienza diversa – racconta Stefano Albini – che ci permettesse di avere allo stesso tempo vicinanza, autonomia e qualità del prodotto. L’Egitto è riconosciuto come Paese con la migliore materia prima al mondo e così abbiamo valorizzato anche in nostri prodotti, l’esatto contrario di ciò che sarebbe successo se avessimo deciso, per esempio, di andare in Cina”.

Una scelta che, col tempo, ha dato ragione al gruppo Albini che oggi in Egitto ha circa un quarto della propria produzione, 301 addetti, 270 in tessitura e 31 in tintoria, e tramite fornitori locali produce in piccoli appezzamenti i pregiatissimi cotone Giza 45 e Giza 87.

“Essere rimasti sul Mediterraneo ci dà un enorme vantaggio competitivo – continua Albini – Il servizio e la vicinanza per noi sono molto importanti perchè la moda è velocità: l’elemento vincente è però la possibilità di gestire interamente il ciclo produttivo, dalla materia prima al tessuto finale. Altro vantaggio è che il sito produttivo è gestito direttamente da egiziani da circa due anni: una scelta che, anche qui, poteva comportare qualche rischio ma che ci ha dato ragione e siamo riusciti anche a formare giovani addetti o manager. Lavoriamo sette giorni su sette e 24 ore al giorno ma siamo molto contenti della produttività, che non immaginavamo così alta, e della qualità del personale”.

Non ha inciso, invece, l’instabilità che per un periodo ha contraddistinto il Paese, soprattutto durante e immediatamente dopo la Primavera Araba.

Le aperture in Egitto hanno contribuito alla ripresa del fatturato che nel 2014 ha raggiunto i 145 milioni, cifra che il Gruppo si appresta a pareggiare anche quest’anno: “In un mercato globale dei tessuti per cotone che perde il 4% l’aver pareggiato il risultato dello scorso anno è una soddisfazione. L’export conta per circa il 70% e siamo positivi sull’andamento del 2016 quando sarà possibile un miglioramento dei mercati europei che stanno dando timidi segnali di ripresa. Il primo mercato rimane l’Italia col 30%, Europa e resto del mondo si dividono equamente il restante 70%”.

“In Egitto per ora non meditiamo nessun ampliamento – conclude Stefano Albini – a meno che la domanda subisca un’improvvisa impennata: ma la nostra azienda è molto aperta e attenta a ciò che succede nel mondo e, ad esempio, siamo consapevoli che alcune oportunità potrebbero aprirsi nell’Africa sub-sahariana. Bisogna essere flessibili: è vero che controllare tutto il processo produttivo è più difficile ma ti permette di seguire le esigenze del cliente a seconda dei cambiamenti del mercato”.

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