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L'intervista

L’appello di Misiani: Pesenti non dimentichi Bergamo, tuteli i lavoratori Italcementi

Il deputato del Pd preoccupato per il futuro dei lavoratori della sede cittadina si appella alla famiglia Pesenti, legatissima al territorio. E a proposito delle accuse di Roberto Saviano ricorda che proprio Bergamo, nel 1997 fu la prima città a ospitare la Carovana Antimafia al di fuori della Sicilia.

E’ un agosto sui generis per Bergamo. Un agosto tutt’altro che spento, sonnacchioso. Non per forza positivo o negativo. Diciamo effervescente.

Proprio in vista delle vacanze estive i bergamaschi hanno saputo della vendita dell‘Italcementi al colosso tedesco Heidelberg mentre è della scorsa settimana l’intervento duro dello scrittore Roberto Saviano che dalle pagine di Repubblica taccia Bergamo di omertà e quasi di collusione con certa criminalità mafiosa.

Due eventi diversi: entrambi però hanno suscitato un dibattito e hanno posto una serie di domande alla città. Domande che, per forza di cose, coinvolgono la politica, e il mondo politico locale non può stare a guardare.

Esponente della maggioranza nazionale e locale, parlamentare eletto in città, Antonio Misiani a Ferragosto si aggira ancora nella Bergamo semivuota e di cose da dire in questa intensa estate ne ha.

Lei concorda con Roberto Saviano o a suo parere questa città non ha nulla a che fare con le mafie?

Saviano ha eccessivamente generalizzato. Ciò detto, per tanti anni Bergamo e la Lombardia hanno sottovalutato o negato una penetrazione mafiosa che diventava di anno in anno più preoccupante.

Quindi non ha tutti i torti…

Diciamola tutta però: da tempo soggetti della società civile, Libera per esempio, mezzi di informazione e anche tante istituzioni locali portano avanti una preziosa opera di sensibilizzazione, di contrasto alla criminalità organizzata e diffusione della cultura della legalità. Vorrei ricordare che Bergamo è stata la prima città al di fuori della Sicilia ad ospitare la Carovana Antimafia organizzata da Arci e Libera: era il 1997, quasi vent’anni fa.

Sensibilizzare basta per poter dire che qui la mafia non esiste?

E’ evidente che la mafia, oltre a controllare anche qui traffici illegali, investe nell’economia legale. E una terra avanzata e ricca è terreno di caccia ideale. Però tacciare un’intera comunità di omertà è ingeneroso e sbagliato. Bene ha fatto il sindaco Giorgio Gori a invitare Saviano a Bergamo e spero che accetti l’invito.

Il sindaco, ecco: a un anno dall’elezione come giudica il suo operato?

Ne penso molto bene.

Per forza, è del suo partito, il PD…

Provo a essere obiettivo: la città è vivace, dinamica, l’amministrazione, pur in un momento di grande difficoltà finanziaria per i comuni, sta riuscendo a catalizzare investimenti su aree dismesse come la Montelungo o il vecchio ospedale. Io dico che ci son tutte le premesse perché questo quinquennio sia una vera svolta per la città.

Non ha suggerimenti da dare a lui e alla Giunta?

Penso sia fondamentale prestare la massima attenzione ai quartieri periferici e popolari, alle zone della città in cui i cittadini avvertono di più fenomeni di degrado e di insicurezza, la solitudine e le emergenze sociali e occupazionali.

A proposito di problematiche occupazionali qualche timore, fondato, per il futuro dei dipendenti dell’Italcementi, quelli della sede centrale cittadina c’è. E’ così?

C’è, sì. E per questo noi parlamentari del Partito democratico abbiamo sollecitato i ministri del lavoro e dello sviluppo economico. A metà settembre è in programma un primo incontro a Roma. Se da un punto di vista industriale siamo di fronte a un’operazione intelligente (anche se a livello globale, purtroppo, noi italiani siamo sempre prede e quasi mai cacciatori), è necessario però tener alta l’attenzione perché non impoverisca il territorio dal punto di vista economico e lavorativo.

E’ preoccupato?

Un po’ sì. E se permette vorrei lanciare un appello: la famiglia Pesenti, che sarà azionista significativo del gruppo Heidelberg e che è così legata a Bergamo, usi tutta la sua influenza per tutelare il più possibile l’occupazione di quello che è il cuore storico e strategico dell’Italcementi.

 

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