Nonostante la lettera e l’appello inviato dai primari dell’ospedale di Bergamo al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, la riforma della sanità si avvia verso l’approvazione senza alcun cambiamento sostanziale: la votazione, in corso nella giornata di mercoledì 5 agosto, potrebbe concludersi già in serata e il testo definitivo dovrebbe essere solamente ritoccato rispetto a quello tanto contestato.
“C’è una buona intesa con le opposizioni – ha commentato Maroni – Questa riforma porterà benefici concreti ai cittadini: anticipa il futuro perchè anticipa l’evoluzione della società lombarda nei prossimi 20 anni”.
Se il Nuovo Centro Destra si è stupito della preoccupazione dei primari del Papa Giovanni XXIII, altrettanto non hanno fatto gli esponenti bergamaschi di Lega Nord e Partito Democratico in consiglio regionale che hanno espresso pieno sostegno alla battaglia: “L’ospedale di Bergamo deve rimanere azienda ospedaliera pura per lavorare sulle eccellenze e decollare oltre la Regione Lombardia e oltre l’Italia – spiega Silvana Saita, consigliere del Carroccio – Un ospedale d’eccellenza come il nostro va mantenuto tale e non appesantito con una gestione del territorio che non è di sua competenza: non deve essere uno dei tanti ospedali”.
Senza voler illudere nessuno, il consigliere regionale della Lega lascia aperto uno spiraglio, seppur minimo, per una possibile modifica: “L’unica possibilità di cambiamento è legata ad una legge di consiglio, per la quale mi sono confrontata con la sinistra, con cui siamo sulla stessa linea. Ci conto molto ma i tempi sono stretti, anche se abbiamo ottenuto ottobre come limite massimo”.
Sulle votazioni si andrà avanti fino a ora tarda, scorrendo via via i tanti ordini del giorno: “L‘ostruzionismo è un po’ caduto – ammette Saita – I partiti hanno concordato e si voterà la legge così come è, con piccoli aggiustamenti ma senza alcuno stravolgimento: si sta trattando la questione della governance, per la sanità se ne riparlerà a settembre con il PDL 228-bis. La legge ha un suo punto fermo, non so sinceramente se sa il migliore o il peggiore: bisognerà vedere come si riorganizza, con quale tempistica e se le competenze saranno tali per arrivare ad una riorganizzazione davvero al servizio della gente”.
Oltre ad aver trasformato gli ospedali con grande specializzazione in Asst, provvedimento al quale si era opposta, Saita individua nella questione del sociale un’altra criticità: “Oggi risorse che già in passato erano residuali diminuiscono e le esigenze della gente aumentano di pari passo. Con l’integrazione di sanità e sociosanitaria si esclude il sociale: cosa ne sarà di questo aspetto che tocca la maggiore fragilità delle persone? Spero non venga trascurato”.
Positiva, invece, la separazione tra chi programma e chi controlla: “Ho apprezzato la forma piramidale – spiega Saita – e l’inserimento, nell’articolo 5, di malattie croniche e cure odontoiatriche, con LEA (Livelli Essenziali di Assistenza, ndr) in aggiunta a quelli nazionali”.
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